Un disegno di poco più di 33 centimetri per 21 è bastato a Leonardo da Vinci per rinnovare completamente il genere del ritratto. L’opera in questione è l’Autoritratto, realizzato dal genio del Rinascimento nel 1515 e che ha rischiato più volte di andare perduto.
Autoritratto di Leonardo da Vinci, l’anima dentro un disegno
Quando fu disegnato l’Autoritratto, Leonardo viveva in Francia. Erano quegli gli anni in cui l’artista era al servizio di Francesco I, nell’ultimo periodo della sua vita. Dopo la sua morte, nel 1519, il disegno così come altre opere andarono in eredità a Francesco Melzi, fedele collaboratore di Leonardo.
Il viaggio dell’opera fino ai giorni nostri

L’Autoritratto di Leonardo da Vinci
Da questo momento in avanti dell’Autoritratto si avranno notizie in parte frammentate e in parte documentate. Melzi portò tutta la collezione delle opere di Leonardo nella sua villa vicino Bergamo. Collezione che, alla morte di Melzi, andò dispersa dai suoi eredi.
Del celebre disegno non si seppe più nulla per un po’. Le informazioni sull’opera tornarono ad essere certe nell’Ottocento quando, a Milano, l’Autoritratto venne copiato e riprodotto in un’incisione per un libro.
L’acquisizione da parte dei Savoia
L’opera tornò in mani sicure nel 1839 quando Carlo Alberto di Savoia la acquistò da Giovanni Volpato, un collezionista dell’epoca. Pare che, oltre all’Autoritratto, il re avesse acquisito da Volpato una consistente raccolta di altre opere, che pagò 50 mila lire piemontesi. Una cifra impensabile per l’epoca che i Savoia pagarono addirittura a rate. Dopo l’acquisto da parte del re, il disegno rimase a Torino, dove ancora oggi è conservato nella Biblioteca Reale.
Il disegno con la sanguigna
L’Autoritratto è un’opera degna di nota per almeno due motivi. Il primo è che, grazie a quel disegno, la fisionomia di Leonardo è arrivata fino a noi e spesso viene identificata unicamente con quelle sembianze. Il secondo motivo è che rappresenta un’innovazione nel genere del ritratto. Non si ritrae un soggetto semplicemente per autocelebrarlo, ma gli si conferisce un’anima. Leonardo nel suo disegno riesce a fare proprio questo.

Gli interni della Biblioteca Reale di Torino dove è custodito l’Autoritratto di Leonardo da Vinci
«Farai le figure in tale atto, il quale sia sufficiente a dimostrare quello che la figura ha nell’animo; altrimenti la tua arte non sarà laudabile», scriveva lo stesso Leonardo Da Vinci nel «Trattato della Pittura».
E così sono sufficienti alcuni tratti con la sanguigna per delineare il volto pensoso di un uomo. Tecnica di disegno diffusissima nel Rinascimento, la sanguigna è uno strumento composto da un materiale ferroso, conosciuto come ematite, ridotto in bastoncini proprio come una matita, con il quale si può disegnare su carta. La caratteristica, da cui deriva il nome, è il suo colore rossastro che ricorda il sangue.
Nonostante la parte superiore della testa sia quasi completamente calva, i capelli scendono lunghi sulle spalle dell’anziano. L’espressione raccolta accentua i lineamenti dell’età piuttosto avanzata. Le rughe, che incorniciano la bocca e gli occhi, sono appena accennate sulla fronte. Il chiaroscuro dà profondità all’immagine. La piega della bocca e lo sguardo fisso lasciano intravedere l’anima del soggetto.
Il genio di Leonardo
Leonardo da Vinci nacque a Vinci nel 1452. Durante la sua vita abbracciò l’arte in tutte le sue forme e le sue discipline. Non fu solo pittore, infatti. Si dedicò con successo anche all’architettura e alla scultura, oltre che al disegno e alla ritrattistica. Uomo di ingegno straordinario, si applicò anche alla scienza e all’ingegneria, incarnando perfettamente lo spirito del suo tempo. Morì ad Amboise, nel 1519.
L’opera in mostra
L’autoritratto di Leonardo da Vinci, sarà in mostra, eccezionalmente, ai Musei Capitolini di Roma fino al 3 agosto. Il disegno, infatti, non è stato quasi mai spostato dalla Biblioteca Reale di Torino dov’è custodito.