A cura di Roberto Trizio
La battaglia dei Campi Raudii è uno di quegli scontri che ha segnato la storia dell’Europa, bloccando la germanizzazione del nostro continente e aiutando Roma a imporre la sua egemonia sul mondo conosciuto.
Uno scontro “classico” tra popolo italico/mediterraneo e germanico, con due universi in conflitto che vedono Roma prevalere e scrivere la storia.
Le tribù degli Ambroni, dei Cimbri e dei Teutoni vennero completamente annientate e scomparirono quasi del tutto dalla storiografia successiva.
In questo speciale ripercorriamo le straordinarie vittorie romane e soprattutto la battaglia dei Campi Raudii, ad opera del generale Caio Mario
Le migrazioni germaniche: da Noreia ad Arausio
Le migrazioni dei popoli germanici iniziarono attorno al 120 a.C, quando nella zona che corrisponde all’odierna Danimarca, le popolazioni degli Ambroni, dei Cimbri e dei Teutoni non ebbero più delle terre coltivabili che potessero sfamarli.
La carestia costrinse le tribù a peregrinare per il resto dell’Europa alla ricerca di una nuova destinazione. Durante gli anni successivi, queste immense orde barbariche viaggiarono attraverso il nostro continente fino a raggiungere la Carinzia, l’attuale Austria del sud.
Quei territori erano già sotto la protezione di Roma, e fu questo il casus belli che mise per la prima volta in contatto i due universi.
I romani inviarono il generale Papirio Carbone con un consistente numero di legioni con l’obiettivo di spazzare rapidamente la minaccia germanica, risolvendo il problema alla radice.
Nei pressi della cittadina di Noreia, Papirio Carbone incontrò dei nemici possenti e agguerriti, ma che in un primo momento non avevano la dichiarata intenzione di scontrarsi con l’esercito romano.
Durante le trattative, i germani si dimostrarono disposti a cambiare percorso: ma Carbone si sentiva sicuro della vittoria, e provocò il nemico fino a costringerlo ad uno scontro.
La battaglia andò molto diversamente dal previsto: i Germani inflissero ai Romani delle perdite pesantissime e provocarono la quasi totale distruzione dell’esercito.
Questa prima straordinaria vittoria, avrebbe permesso alle tribù germaniche di invadere rapidamente la nostra penisola. In quel preciso momento non vi erano altre legioni dislocate nella Pianura Padana e se i germani avessero deciso di attaccare, non avrebbero incontrato una sufficiente resistenza.
Per fortuna, sia per la mancanza di informazioni di cui disponevano, sia per il valore dei soldati che avevano incontrato, i Germani scelsero di passare attraverso la Svizzera e di continuare il loro percorso nelle Gallie, l’odierna Francia, proseguendo la loro ricerca di nuove terre coltivabili.
L’appuntamento con i romani venne rimandato alla battaglia di Arausio.
Un nuovo gigantesco contingente romano guidato da Manlio Massimo e Servilio Cepione venne inviato per vendicare Noreia e porre fine al pericolo germanico.
Si trattò, tuttavia, di un’altra devastante sconfitta, dovuta perlopiù alla rivalità interna tra i due generali romani, appartenenti e fazioni politiche differenti.
I due si accamparono lontani l’uno dall’altro e, alla ricerca della gloria personale, non coordinarono i loro soldati, il che diede uno straordinario vantaggio ai germani.
Attaccando degli avversari divisi e confusi, i germani riuscirono ad annientare l’esercito di Roma. Arausio è comodamente annoverabile tra le peggiori sconfitte della storia romana, e per la seconda volta la penisola italiana si trovava quasi completamente indifesa.
Dalla Spagna all’invasione dell’Italia
Nonostante le vittorie, ancora una volta le tribù germaniche considerarono la forza militare romana sufficientemente difficile da spezzare, e scesero la via della Spagna.
Per alcuni anni il pericolo germanico si spostò nella penisola iberica: ma in queste terre, i guerrieri Celtiberi, straordinariamente preparati e abituati alle guerre di movimento, scacciarono con relativa facilità le tribù germaniche dei loro territori, le quali, stavolta, scelsero di attaccare l’Italia.
Il pericolo germanico era estremamente serio per Roma, dal momento che era necessario tempo per mettere insieme un nuovo esercito ma soprattutto per scegliere il generale più adatto.
Per fortuna le tribù commisero un errore fondamentale:quello di dividere le loro forze in tre diversi tronconi per invadere l’Italia da punti differenti.
Questa scelta rallentò e indebolì l’esercito germanico, dando il tempo ai romani di riprendersi e prepararsi ad un nuovo scontro.
Una prima via di accesso era quella attraverso le Alpi marittime, passando attraverso la zona di Nizza e Ventimiglia. Un secondo gruppo cercò di penetrare dal passo del Brennero, nell’odierno Trentino-alto Adige.

Il terzo troncone intendeva attraversare le Alpi Giulie al confine con l’attuale Slovenia per invadere l’Italia da est. Tanto bastò a romani per raggruppare delle nuove leve e affidare il comando al miglior generale che avevano: Caio Mario.
L’arrivo di Caio Mario: le battaglie di Arc e di Acquae Sextiae
L’intervento di Caio Mario nelle guerre contro i germani fu fondamentale.
Il suo modo di combattere era diverso da quello dei suoi predecessori: la notevole esperienza maturata nella guerra in Africa settentrionale contro il principe Giugurta, l’approccio innovativo nel gestire i soldati e la sua riorganizzazione dell’esercito diedero una nuova direzione alla guerra.
Per prima cosa, Caio Mario si diresse contro la tribù degli Ambroni, guidati dal generale Teutobod.
Posizionati nell’odierna Francia meridionale, vicino al fiume Arc, i due eserciti, quello romano e quello degli Ambroni, si trovarono l’uno di fronte all’altro.
Teutobod provocò innumerevoli volte gli avversari cercando di ottenere una reazione, ma Mario vietò ai propri uomini di entrare in contatto con il nemico.
Dopo alcuni giorni, il generale ambrone scelse di superare i romani e dirigersi indisturbato verso l’Italia. Secondo le cronache, i soldati germanici impiegarono 6 giorni per sfilare davanti agli accampamenti romani, prendendo in giro i loro nemici e urlandogli che “stavano andando a Roma per divertirsi con le loro donne“.
In realtà, la passività di Caio Mario era calcolata. Serviva a far montare la rabbia nell’animo dei legionari e ad abituarli alla vista di quegli altissimi e possenti nemici.
Al momento opportuno, tramite una serie di scorciatoie indicate dagli esploratori, Caio Mario precedette gli avversari e gli sbarrò la strada in un punto senza riserve d’acqua.
Mario diede ordine ai soldati di costruire l’accampamento e proprio durante la ricerca di una sorgente d’acqua gli Ambroni e i legionari entrarono casualmente in contatto.
Fu soprattutto la tribù dei liguri, alleata ai romani, a scagliarsi contro i germani, colti completamente alla sprovvista, e a farne massacro.
La battaglia di Arc, venne vinta dai romani, ce lo dice Plutarco, quasi per “caso” e per una serie di circostanze fortuite.
Le tribù germaniche avevano per la prima volta conosciuto la sconfitta: e gli Ambroni superstiti scelsero di aspettare l’arrivo dei fratelli Teutoni.
Questi erano tra i peggiori combattenti germanici: altissimi, possenti, dotati di grandi capacità durante la battaglia e dall’animo indomabile.
Questa volta Caio Mario dovette affrontarli in una battaglia campale. Lo scontro si svolse presso Acque Sextiae, nell’attuale Aix-en-provence, sempre nella Francia meridionale.
La battaglia dimostrò inequivocabilmente la superiorità militare romana, soprattutto a livello tattico. I soldati romani erano stati sapientemente distribuiti lungo una collina di fronte ai loro nemici germanici.
Non appena i Teutoni videro gli avversari, si lanciarono in una terribile carica, ma la corsa, eseguita in salita, stancò facilmente i guerrieri germanici e diede uno straordinario vantaggio alle legioni.
A completare l’operazione, una improvvisa carica di cavalleria romana, abilmente nascosta in un bosco, che colpì a tergo i Teutoni, causando il totale annientamento del nemico.
Per la prima volta, sotto la guida di Caio Mario, i romani avevano completamente frantumato in campo aperto, i terribili guerrieri germanici.
Rimaneva solo un ultimo e grande pericolo: i Cimbri.
La battaglia dei Campi Raudii: la scelta del campo e la disposizione iniziale
La battaglia contro i Cimbri, quella dei Campi Raudii, si svolse nei pressi di Vercelli, nel Piemonte orientale, anche se altre interpretazioni e ritrovamenti archeologici pongono Mantova come seconda possibile sede dello scontro.
Seguendo una specie di “fair play” prima della battaglia, i generali germanici e i comandanti romani si incontrarono in territorio neutro per stabilire la data e luogo della battaglia.
Lo scontro fu fissato per il 30 luglio della 101 a.C.: i germani, abbastanza ingenuamente, concessero all’avversario la scelta del luogo dello scontro.
Mario individuò una pianura che gli dava tre importanti vantaggi. Il primo consisteva nell’orientamento del campo di battaglia rispetto al sole: i Germani avrebbero avuto il sole in faccia, e le armature dei romani, riverberando la luce, avrebbero accecato la visione degli avversari.
Il secondo vantaggio era quello del clima. In piena estate, in una pianura priva di alberi, la temperatura era decisamente elevata e questo giocava a netto svantaggio per dei guerrieri abituati al clima dell’Europa del nord.
Il calore, la stanchezza e il sudore avrebbero rapidamente fiaccato le energie dei combattenti germani.
Infine, uno spazio così ampio era adatto per le manovre della cavalleria romana, superiore per numero e qualità.
Il giorno della battaglia, Caio Mario divise il suo esercito in tre parti. Al centro vengono posizionati 24mila uomini al comando del generale Lutazio Catulo.
Si trattava di soldati poco più che reclute, certamente non la parte più forte dell’esercito, ma il loro numero doveva costituire una buona barriera contro il nemico.
A destra vennero dispiegati altri 15mila uomini più la cavalleria ai comandi di Lucio Cornelio Silla, giovane e valente generale che aveva affiancato Mario, mettendolo spesso in ombra, nella guerra contro Giugurta.
Mario stesso decise di posizionarsi sulla sinistra, con altri 15mila uomini. Erano i veterani, i soldati più forti e addestrati a sua disposizione.
Mario, aveva scelto per sè la parte più resistente dell’esercito con l’evidente obiettivo di vincere l’avversario facendo ricadere su se stesso il totale merito dell’operazione.
Dall’altra parte i Cimbri si posizionarono in maniera abbastanza classica. Un enorme, spaventosa distesa di 180mila fanti era preceduta da 15mila cavalieri.
La battaglia
La battaglia cominciò per iniziativa di Caio Mario che con la sua ala sinistra si lanciò a capofitto contro l’avversario. 15mila uomini di corsa, in una piana polverosa, alzarono una nube di pulviscolo che si diradò solo dopo parecchi minuti.
Appena la visibilità ritornò sufficiente, Caio Mario si accorse che di fronte a lui non vi erano gli avversari.
I Cimbri, infatti, avevano scelto una tattica diversa dal solito e avevano attaccato con tutte le loro forze il centro dello schieramento Romano: i 15mila cavalieri e i 180mila fanti si erano schiantati contro i soldati di Lutazio Catulo, posizionati al centro.
Lo scontro, tremendo, si protrasse per qualche tempo: i germani, però, sarebbero certamente riusciti a bucare l’esercito romano se non fosse stato per la manovra dell’ala destra guidata da Cornelio Silla.
Dimostrando una visione lungimirante del campo di battaglia, Silla fu in grado di individuare il fianco scoperto dei germani e ordinò una carica di cavalleria in piena regola che scompaginò completamente l’avversario.
Anche gli uomini di Catulo, rincuorati dall’attacco di Silla e vedendo gli avversari in difficoltà, ripresero vigore e spinsero gli avversari. Mario, resosi conto della validità dell’azione, eseguì dall’altro lato la stessa operazione, in una manovra a tenaglia che schiacciò completamente i Cimbri.
I soldati germanici, accerchiati, iniziarono a collassare. La cavalleria iniziò a travolgere la fanteria e in breve tempo la piana dei Campi Raudii si trasformò in un fuggi fuggi generale, dove i Cimbri vennero inseguiti e sterminati.
Ma i germani non morirono, tutti, per mano romana. Gli stessi soldati sconfitti,iniziarono ad uccidersi l’uno con l’altro pur di non cadere nelle mani dei romani, e anche le donne, che nella tradizione germanica partecipavano alla battaglia, tolsero la vita ai loro figli e scelsero di impiccarsi ai carri che posizionavano ai bordi del campo di battaglia.

Il pericolo germanico era cessato, e le legioni romane non avevano solamente salvato se stesse, ma erano riuscite a battere in maniera schiacciante una stirpe di guerrieri considerata, fino a quel momento, invincibile e dalla forza sovrannaturale.
Le conseguenze
La terribile ecatombe cancellò i Cimbri dalla faccia della terra: il pericolo germanico era stato completamente scongiurato grazie ad un esercito di nuova concezione e ad una serie di generali con un pensiero tattico militare smaccatamente superiore.
Le tribù germaniche scomparirono quasi completamente dalla storia e con loro il processo di germanizzazione dell’Europa subì una forte battuta d’arresto in favore dell’affermazione di un impero latino.
Eppure, già durante la guerra giugurtina e di nuovo contro i germani, si intravedeva una pericolosa competizione fra Caio Mario e Cornelio Silla: competizione che sarebbe sfociata in rivalità e poi in aperto contrasto.
La guerra civile.
Come da raffigurazione delle donne cimbre e disertori si evince che il territorio della battaglia era privo di ALBERI come una savana,poichè le donne si impiccarono sui timoni dei carri e uomini si legavano ai buoi e pungolandoni si facevano trascinare a morte, inoltre il territorio era nei pressi dei monti a vista della tribù dei TIGURINI accampati nelle alture alleati dei Cimbri è vista la sconfitta terrorizzati rientrarono nei loro territori, si evince che la battaglia avvenne nei pressi dei rilievi e non nelle pianure completamente aperte senza dubbio sono invalide.
Saluti a tutti.
Buon giorno CAMPI RAUDII a nord di Vercelli = immensi e incoltivabili dal francese RAIDE=morti e da termine RADIUS il nome aveva a che fare con la metallurgia cioè campi ferretizzati da GATTINARA e MONGRANDO si estendevano a sud fino al torrente ELVO quindi immensi poi basta vedere la geologia del territorio per rendersi conto della sua natura,,i Benedettini cominciarono a bonificare seguito dal regno piemontese ed infine negli anni 50 dalla republica italiana costruendo dighe e irrigazioni oggi si coltiva il riso nell resto vi è una serie di parchi chiamate BARAGGE bonifiche,ora coltivano il riso,perchè affermo ciò,su (opuscoli religiosi letterari e morali del 1877 fascicolo 4 pag.349 cosi scritto) /campi anticamente chiamati RAUDII e or BARAGGIA/ aggiungo un scritto di SANDRO ZEGNA con titolo LA STRADA,pag 2 / Volava tra le BARAGGE i campi RAUDII di antica memoria. Vorrei aggiungere che CAIO MARIO E LUTAZIO CATULO alla notizia del avvicinarsi dei germani verso la provincia NARBONENSE i due consoli con il proprio esercito come fecero i due consoli precedenti poi sconfitti ad ARAUSIO valicarono in fretta le alpi MARIO seguendo gli Ambroni e Teutoni,mentre CATULO si occupò dei CIMBRI, CATULO informato da SERTORIO risali il fiume Rodano poi scese nel versante italiano e si fortificò nei pressi del fiume ATISONEM (PLUTARCO) poi atosa ed ancora tosa infine Toce e non ATESIM Adige, i CIMBRI erano condotti dai TIGURINI conoscitori dei passi delle alpi gia gli abitanti dei monti commerciavano oltralpe dai tempi immemorabili, SALUTI
I Campi Rudii mai fu vista una cosi grande festa per il proprio campanile,ognuno vuole portare la battaglia nel proprio territorio,meno male che sono della provincia di Monza e della Brianza è certo che qui non si svolse tale battaglia, e adesso voglio dare la mia interpretazione.Raudii da radius = metallurgia non ha forse a che fare con campi ferretizzati basta vedere la mappa della geologia del vercellese a nord del torrente elvo vi è una vastissima pianura con queste caratteristiche dove non vi era presenza di alberi ora presenti presso i torrenti dove le donne cimbre non potevano appendersi e cosi anche gli uomini che usarono i buoi per darsi alla morte. Molto probabilmente lo scontro avvenne a ridosso dei monti del Biellese dove la tribù dei TIGURINI ebbero l opportunità di vedere tale battaglia. un saluto