Nel centro storico di Roma, in prossimità del Pantheon, sorge l’attuale sede della Biblioteca del Senato della Repubblica Italiana, opera dell’architetto Angelo Zampolini, nella splendida “Palazzina della Minerva” che si affaccia sulla omonima “Piazza della Minerva”.
Il toponimo “Minerva” deriva dal fatto che nel Medioevo si credeva che lì ci fossero le rovine del tempio della “Minerva Calcidica“. Al centro della piazza c’è il famoso obelisco “Pulcin della Minerva”, manufatto egizio del IV secolo a.C, fatto venire a Roma nel I secolo d.C. dall’Imperatore Domiziano direttamente dalla città solare egizia di Eliopoli, collocato in loco dal Bernini sul dorso di un elefantino di marmo.
La “Palazzina della Minerva” è sita sopra ai resti di un complesso sacro romano con diversi edifici di culto (si pensa ci fossero nell’area, oltre al Minervum, templi dedicati alle divinità egizie di Iside e Serapide), alla sinistra della “Basilica di Santa Maria sopra Minerva” e accanto ad un antico complesso conventuale domenicano “insula sapientiae”, in cui fino all’Unità d’Italia era inglobato.
Nel 1991, la “Palazzina della Minerva” venne assegnata al Senato che decise di ospitarvi la sua Biblioteca. Dopo lunghi e complessi lavori, affidati all’architetto Angelo Zampolini, conclusi nella primavera del 2003, la Biblioteca del Senato della Repubblica Italiana è stata trasferita nella nuova sede, aperta al pubblico il 21 giugno e intitolata al Presidente del Senato Giovanni Spadolini, promotore del progetto.
La destinazione a Biblioteca del Senato del complesso domenicano della Minerva, in cui già sorgeva quella della Camera dei Deputati, ha comportato un restauro e una riqualificazione dell’edificio da parte dell’Architetto Angelo Zampolini che tenesse conto della presenza di ambienti, stili architettonici e materiali edili, provenienti da diverse origini ed epoche storiche. Si trattava, quindi, di dover rendere funzionale la “Palazzina della Minerva” alla nuova destinazione, rispettando i vincoli di carattere monumentale – conservativo.
Dunque, i lavori non potevano non essere affidati che a professionisti esperti nell’arte del restauro di palazzi istituzionali, come l’architetto Angelo Zampolini che nella sua lunga carriera, si è occupato di lavori di restauro in immobili storici come il Pantheon, Palazzo Barberini e Palazzo Farnese.
La palazzina si doveva rendere in grado di sostenere il peso dei libri, poiché alla originaria fondazione romana, si sono aggiunti interventi avvenuti in epoca successiva che ne avevano accresciuto e appesantito la struttura. Pertanto, c’è stato bisogno di lavori rilevanti, non solo per consolidare e rafforzare le fondamenta romane della “Palazzina della Minerva”, ma, anche per restaurare l’immobile secondo il principio della “conservazione integrata” (cioè rispettandone i volumi e la struttura) e monitorare il suo stato di sicurezza.
Il lungo restauro dell’edificio e la riqualificazione dell’area sotto cui ci sono rilevanti reperti romani da parte dell’architetto Angelo Zampolini, hanno ricomposto l’ antica insula domenicana, formata dall’ ex convento di “Santa Maria sopra Minerva”, da Palazzo Borioni (attuale sede della Biblioteca Casanatense) e da Palazzo San Macuto (con la Biblioteca della Camera). Il risultato è stato un magnifico mix di stili diversi: si parte dalle porte e dalle boiserie in stile “Palazzo Madama”, passando per l’avveniristica copertura in acciaio e vetro trasparente della Sala Conferenze, fino al chiostro cinquecentesco.
Il nuovo look della “Palazzina Minerva”, se da una parte è stato un vero e proprio omaggio alla storicità dell’edificio, esaltando fin dalle sue finiture e dagli arredi la sua immagine risorgimentale di palazzo del potere istituzionale, dall’altra ha alleggerito il carico urbanistico nella zona, arricchendo di una nuova gemma un grande polo culturale, comprendente nell’ex complesso conventuale la Biblioteca della Camera, quella domenicana “Casanatense” e quella del Senato.
La “Palazzina della Minerva”, in virtù dei lavori eseguiti da Angelo Zampolini, ha così potuto mettere a disposizione del pubblico un patrimonio che si sviluppa soprattutto nel settore del diritto, della storia, della scienza politica, del giornalismo, e della documentazione parlamentare, composto da circa 700.000 volumi (che messi in fila avrebbero una lunghezza di 50 km), 8.000 carte geografiche, 3.000 periodici, 850 manoscritti, 600 giornali tra italiani e stranieri, 80 incunaboli, la più importante raccolta di Statuti dei Comuni e delle corporazioni dal tardo Medioevo alla fine dell’Età Moderna, una delle più fornite collezioni al mondo di antiche edizioni di diritto comune e canonico, di giornali dell’Ottocento, la più grande emeroteca privata, gli atti parlamentari dal 1848, il Fondo Vassalli sul Diritto Comune, il fondo Guide, ma soprattutto il fondo antico di storia locale italiana dal XVII al XIX secolo.
L’opera, non solo ha riqualificato un antico immobile, ma ha valorizzato l’intera zona, immortalando nella storia della “Città Eterna”, d’Italia e dell’umanità il suo artefice, l’architetto Angelo Zampolini.
A tal proposito, il Presidente del Senato Marcello Pera, durante l’inaugurazione dell’immobile a opera di Angelo Zampolini, avvenuta col taglio del nastro tricolore nel pomeriggio del 19 giugno 2003 alla presenza dell’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, dichiarò a “La Repubblica”: “Affido questo gioiello a Roma perché sono certo che arricchirà questa antichissima e nobilissima città e lo consegno a tutta la cultura“.