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Redazione
lunedì, 01 Giugno 2015 / Pubblicato il Artisti

Biografia di Tintoretto, manierista della scuola veneziana

La biografia di Tintoretto, soprannome di Jacopo Robusti, grande pittore manierista italiano della scuola veneziana e uno dei più importanti artisti del tardo Rinascimento, non può che essere colossale. Nato nel 1518 a Venezia e morto il 31 maggio 1594 sempre a Venezia, ha arricchito il mondo con alcune opere di immane valore come il Vulcan Sorprendente, Venere e Marte, Cristo e l’adultera, e il suo capolavoro del 1594, L’Ultima Cena di San Giorgio Maggiore. Sempre più impegnato nello studio delle dinamiche della luce e dello spazio, raggiunse nel suo lavoro maturo (per esempio, L’adorazione del vitello d’oro, 1562) una brillante visionarietà.

Biografia di Tintoretto, genio universale

Poco si sa della vita di Tintoretto. In una volontà del 1539 si definì un professionista, descrizione che non stupisce vista la sua forte personalità. Nessun documento è sopravvissuto riguardo all’istruzione artistica di Jacopo. I suoi biografi, tra i quali Carlo Ridolfi, il cui libro è stato pubblicato nel 1648, parlano di un apprendistato con Tiziano, interrotto a causa del risentimento del maestro per la natura orgogliosa del suo allievo e per il suo eccezionale talento. D’altra parte, un contemporaneo sottolinea che lo stile di Tintoretto fu ereditato studiando elementi formali della scuola toscana, soprattutto quelli di Michelangelo, ed elementi pittorici derivati ​​da Tiziano.

Molto probabilmente, il talento precoce di Jacopo spinse suo padre a metterlo nella bottega di un pittore anonimo, ma con una solida tradizione artigianale in modo che imparasse le basi del mestiere. Le tracce di uno stile unico nelle sue opere giovanili tendono ad avvalorare questa ipotesi. Jacopo divenne presto consapevole della varietà degli approcci dei pittori lavorando, tra il 1530 e il 1540, a Venezia quando, già allora, reagì contro lo stile di Giorgione, che fu il primo a fondere le forme e a subordinare il colore locale al suo tono pervasivo.

Contesto e i primi anni

L’emigrazione degli artisti a Venezia nel 1527, dopo il sacco di Roma per mano delle truppe imperiali, così come i successivi contatti con i pittori della Toscana e di Bologna, indussero i pittori della scuola veneziana ad un ritorno al plasticismo, senza alterare la natura cromatica della tradizione veneziana. L’influenza di Michelangelo, la visita dello storico dell’arte e biografo Giorgio Vasari a Venezia nel 1541, e i viaggi di artisti veneziani nel centro Italia diedero profondità alle pitture veneziane, fornendo i mezzi di espressione adatti a diversi tipi di immagini.

Tintoretto Madonna col bambino 1539

Tintoretto Madonna col bambino 1539

Nel rinnovato linguaggio, forma e colore si fondono in una sintesi in cui la luce domina per esprimere uno spirito fantastico e visionario. Così, i primi lavori di Tintoretto risentono di tutte queste influenze. I critici hanno identificato un gruppo di opere giovanili del Tintoretto, soprattutto Sacre Conversazioni. Uno di questi, dipinto nel 1540, rappresenta la Madonna con il Bambino sulle ginocchia, con la faccia non rivolta verso di lei, e sei santi. Mentre lo stile riprende diversi elementi dell’arte veneziana tipica dell’epoca in cui visse Tintoretto, l’opera mostra anche una chiara influenza michelangiolesca.

Carriera

La prima fase del Tintoretto comprende un gruppo di 14 dipinti a soffitto ottagonale con temi mitologici (originariamente destinati a un palazzo veneziano), che presentano rara raffinatezza nella prospettiva e chiarezza narrativa. Tra le altre influenze, le opere richiamano la moda delle pitture a soffitto segmentate importate a Venezia dal Vasari. Quello della prima fase era anche il periodo di stretta collaborazione del Tintoretto con Andrea Meldolla; insieme decorarono il Palazzo Zen con affreschi.

La tecnica dell’affresco ebbe un ruolo importante nella formazione del linguaggio del Tintoretto, perché gli suggerì la rapidità di esecuzione che sarebbe diventata fondamentale per il suo modo di dipingere. Purtroppo solo alcune stampe del 18 ° secolo dei suoi affreschi e pochi frammenti delle numerose facciate affrescate che ornavano Venezia sopravvivono.

L’incontro con il poeta Aretino

Gli esercizi di disegno del Tintoretto prendevano a modello la natura, statue e piccoli modelli di cera posti in vari modi e artificialmente illuminati, come in piccole scenografie. Questi metodi servivano a migliorare il suo studio sulla forma e sulla luce.

Come instancabile disegnatore acquisì una scioltezza narrativa che gli permise di tracciare con una pennellata vivace e con un’ispirazione fantasiosa la serie di storie bibliche, gli episodi mitologici per la casa del poeta Pietro Aretino a Venezia (1545), e composizioni sacre, come Cristo e l’adultera, in cui le figure situate in vasti spazi in prospettive immaginarie sono illuminate in uno stile spiccatamente manierista. Tintoretto tornò a una forma precedente di composizione nella sua Ultima Cena di San Marcuola (1547), in cui la scelta dei caratteri grezzi e popolari si rivela perfetta per la rappresentazione di ordinaria realtà quotidiana stravolta dalla rivelazione del miracolo.

Tintoretto dettaglio di un dipinto della Scuola Grande di San Rocco (1564-1588)

Tintoretto dettaglio di un dipinto della Scuola Grande di San Rocco (1564-1588)

Pochi mesi dopo Tintoretto divenne il centro di attenzione di artisti e letterati, con il San Marco libera lo schiavo. Una lettera da Aretino, piena di elogi, ma con l’obiettivo di temperare l’esuberanza giovanile di Tintoretto, confermò la fama del pittore trentenne. Le relazioni tra Tintoretto e Aretino non finirono a questo punto, nonostante una delle lettere di Aretino contenesse segnali di rottura. Anche se Aretino non scrisse più lettere di elogio a Tintoretto, incaricò quest’ultimo di eseguire ritratti di famiglia, e dopo la sua morte, le sue sembianze di Aretino apparirono nell’enorme Crocifissione di Tintoretto della Scuola Grande di San Rocco (1565).

Il dipinto Marco libera lo schiavo è così ricco di elementi strutturali di arte romana post-michelangiolesca che è ragionevole supporre che Tintoretto avesse visitato Roma. Egli però, non interruppe i suoi esperimenti artistici. Storie della Genesi, dipinte per la Scuola della Trinità (1550-1553), mostrano una nuova attenzione al modo di dipingere di Tiziano, nonché una consapevolezza palpabile della natura. Il capolavoro di questa fase è senza dubbio Susanna e i vecchioni (1555-1556); la luce scolpisce la figura di Susanna in una chiarezza cristallina su uno sfondo che evoca un senso poetico fresco.

L’incontro con la moglie

Il Giudizio Universale di Tintoretto nella chiesa di Santa Maria dell'Orto a Venezia, 1553

Il Giudizio Universale di Tintoretto nella chiesa di Santa Maria dell’Orto a Venezia, 1553

Nel 1555 Tintoretto, ora pittore famoso e ricercato, sposò Faustina Episcopi, che, moglie affettuosa e devota, gli diede otto figli. Almeno tre di loro, Marietta, Domenico e Marco, impararono l’arte del padre e divennero suoi soci. Artista di instancabile attività e vera e propria forza della creatività, Tintoretto trascorse gran parte della sua vita in famiglia e nella sua bottega. Ma l’amore per la solitudine a cui allude il suo biografo non impedì al pittore di stringere amicizie con diverse personalità artistiche.

Questo particolare periodo della carriera di Tintoretto, segnato da una maggiore vivacità del colore, da una predilezione per una prospettiva variegata e da una qualità altamente decorativa, coincise con la sua ammirazione crescente per l’arte di Paolo Veronese, che aveva lavorato nel Palazzo Ducale. L’assimilazione e la trasformazione degli elementi del Veronese nell’opera di Tintoretto sono distinguibili nei suoi bellissimi dipinti a soffitto di storie della Bibbia.

L’inizio dei lavori nella chiesa della Madonna dell’Orto

L’uso di un colore che assorbiva la luce produsse nuove possibilità per suggerire spazi non più strutturati dal puro gioco della prospettiva. E in quegli spazi il pittore introdusse la folla armonizzandola con il resto del quadro, una caratteristica che fino ad allora mancava nell’arte veneziana. Fu in quel momento che Tintoretto cominciò a partecipare alla decorazione della chiesa della Madonna dell’Orto e all’annessa cappella privata della famiglia Contarini, che nel 1563 diventò il luogo di sepoltura del grande cardinale Gasparo.

Tintoretto Presentazione al tempio della Vergine (1552-1556)

Tintoretto Presentazione al tempio della Vergine (1552-1556)

Le opere di Tintoretto per la Madonna dell’Orto, che lo tennero impegnato per circa un decennio, danno un’idea dell’evoluzione degli elementi linguistici della sua arte; La Presentazione della Vergine al Tempio (1552) fu, secondo il Vasari, “un’opera altamente rifinita, e il dipinto meglio eseguito e di maggior successo del posto”; nella Visione della Croce a San Pietro e nella Decollazione di San Paolo (c. 1556), le figure si stagliano in modo drammatico su uno spazio soffuso di una vaporosa, luce irreale.

Nelle due enormi tele raffiguranti gli ebrei che adorano il vitello d’oro mentre Mosè sul Monte Sinai riceve le tavole della legge e nel Giudizio universale, Tintoretto dipinse due opere di alto rango, con una grande ricchezza di mezzi narrativi, con la consapevolezza del collegamento tematico tra le due scene che attesta la conoscenza delle Scritture e dei fermenti spirituali contemporanei. L’alta qualità figurativa dei due dipinti implica che Tintoretto condusse una serie di esperimenti in questo decennio.

Tintoretto, un dettaglio che ritrae San Pietro e San Domenico

Tintoretto, un dettaglio che ritrae San Pietro e San Domenico

Ne è prova, prima di tutto, lo stile drammatico delle scene, uno stile che imprime con fermezza nell’osservatore il loro pathos romantico. La concezione spaziale del Tintoretto ha un carattere dinamico. Come un critico moderno ha notato, Tintoretto trasmette una sensazione di caduta o di un rapido rialzarsi. I movimenti contrastanti danno alle figure un’instabilità simile.

Per raggiungere tali effetti Tintoretto utilizzò formule diverse: nella piscina di Bethesda nella chiesa di San Rocco (1559) l’episodio evangelico è realizzato in uno spazio compresso attraverso il quale il soffitto rappresentato in uno scorcio sembra pesare sulla folla che girovaga; in San Giorgio e il Drago, Tintoretto ambienta la fiaba in un paesaggio di notevole profondità, che si incrocia con le pareti bianche della città. Una serie di tele che contengono elementi simili e che il filosofo e medico Tommaso Rangone, grande custode della Scuola di San Marco, commissionò da Tintoretto nel 1562.

Le decorazioni nella Scuola Grande di San Rocco

Nel maggio 1564 i consiglieri della Scuola Grande di San Rocco decisero di decorare la Sala dell’Albergo con dipinti, al posto di utilizzare decorazioni mobili durante i giorni di festa. San Rocco è il protettore contro la peste; le numerose epidemie di quel periodo avevano dato nuovo impulso al culto del santo e portato grandi ricchezze alla Scuola, che costruì uno splendido centro per assistere i poveri e gli infermi.

Quando Tintoretto si presentò alla Scuola con l’ovale la Glorificazione di S. Rocco, gli amministratori gli affidarono la decorazione della Sala. Vasari racconta che gli schizzi giunsero da vari artisti di spicco, tra cui Paolo Veronese, ma Tintoretto, che presentò il suo lavoro già installato nella Sala, vinse a mani basse sugli altri concorrenti. Episodi simili sono riportati da fonti contemporanee come prova del fatto che riguardo al suo lavoro il pittore non aveva scrupoli. Era davvero un uomo divorato dalla passione per la pittura e non per il guadagno, dal momento che lavorò a grandiose imprese per un compenso estremamente modesto.

Il Palazzo ducale a Venezia

Il Palazzo ducale a Venezia

La questione su chi assistette Tintoretto nella sua attività è ancora aperta; a quel tempo Marietta aveva solo nove anni e Domenico quattro, ma si sa che nel 1560 lo studio di Tintoretto cominciò ad essere visitato da giovani pittori, in particolare dai Paesi Bassi e dalla Germania. Nel 1565 la sua Crocifissione fu esposta nella Sala dell’Albergo. Intorno a Cristo, al centro, molte figure ruotano in una luce livida che, attenuando i colori dell’immagine, lo investono di forza drammatica. La decorazione della camera fu completata nel 1567; comprendeva altre scene della Passione di Cristo, notevoli per le loro innovazioni tematiche.

Il giudizio di Vasari

Vasari, che visitò Venezia nel 1566 per aggiornare le sue Vite de ‘più eccellenti architetti, pittori italiani, e scultori, ebbe l’opportunità di seguire l’opera di Tintoretto in corso. Indubbiamente aveva in mente opere più recenti del pittore quando scrisse che Tintoretto era “il cervello più straordinario che l’arte della pittura abbia prodotto”. Nonostante tutte le sue riserve sullo stile di Tintoretto, Vasari percepì la sua grandezza.

Nel 1576, con rinnovato zelo, Tintoretto riprese la decorazione della Scuola Grande di San Rocco. Aveva finito il grande pannello centrale della sala superiore con l’erezione del serpente di bronzo in tempo per la festa del santo il 16 agosto e promise di dipingere un certo numero di tele, “per dimostrare il grande amore per il santo e la nostra venerabile scuola, grazia alla mia devozione alla gloriosa Messer San Rocho”.

Tintoretto, Dettaglio di San Cristoforo, 1575

Tintoretto, Dettaglio di San Cristoforo, 1575

Nel 1581 tutti i dipinti del soffitto (10 ovali e 8 pannelli chiaroscuro romboidali, quest’ultimo restaurato nel 18 ° secolo) e 10 Teleri (dipinti narrativi grandi su tela) sulle pareti furono completati. Certamente l’idea fondamentale risale alla concezione elaborata nelle illustrazioni della Biblia pauperum, vale a dire, la concordanza del Vecchio e del Nuovo Testamento.

Il Palazzo Ducale a Venezia

Sembra quasi impossibile che nello stesso anno il pittore avrebbe dovuto eseguire le quattro allegorie mitologiche per Palazzo Ducale, di cui il più famoso è quello di Arianna, Bacco e Venere. Tutte sono opere di grande eleganza, con un tocco finale quasi accademico. Ma il vero Tintoretto si rintraccia sicuramente in San Rocco, dove si trova testimonianza della sua grande fede e, come i mosaicisti medievali, offre una Bibbia illustrata alle folle dei poveri che frequentavano l’istituto benefico.

La sua profonda ma indipendente fede nei miti religiosi, priva delle regole restrittive della Controriforma, è evidente tanto nel disegno del Il Concilio di Trento, eseguito per il Doge Da Ponte, come nella pala di San Trovaso, realizzata nel 1577 per Milledonne, un partecipante e storico del Concilio, con le donne seminude che tentano Sant’Antonio.

Tintoretto e i collaboratori

Dal 1577 Marietta e Domenico, già ufficiali della corporazione dei pittori, poterono aiutare il padre, insieme ad altri artisti futuri della fine del 16 ° e l’inizio del 17 ° secolo. Certamente la presenza di collaboratori è evidente in due cicli: le otto scene del Ciclo Gonzaga, con vivide scene di battaglie, dipinte tra il 1579 e il 1580, e le numerose tele per le sale dello Scrutinio e del Maggior Consiglio del Palazzo Ducale, che la Repubblica volle adornare con nuove tele dopo l’incendio del 1577. Più forte dell’età, ormai avanzata, fu certamente il desiderio di finire il suo immenso lavoro nella decorazione di San Rocco. Questo indusse il pittore a lasciare le tele del Palazzo Ducale in gran parte alla sua bottega.

Nelle opere eseguite tra il 1583 e il 1587 per la sala inferiore della Scuola Grande di San Rocco, raffiguranti episodi della vita di Maria e di Cristo, Tintoretto seguì una nuova direzione: la luce nella sua accezione più lirica domina i dipinti, dissolvendo il colore in un lampo di pennellate diafane. Lo spazio si moltiplica in successioni illimitate di prospettive; il paesaggio a volte prevale sulla figura umana, come nelle due grandi opere nella sala al piano terra, con la Santa Maria Egiziaca e la Santa Maria Maddalena immerse in una confusa atmosfera incandescente in cui le cose sono animate di vita propria: un invito alla vita contemplativa del pittore settantenne, più che mai proteso verso la visione dell’uomo e del suo destino, data dalla fede cristiana.

Tintoretto, dettaglio del Giudizio Universale, 1562-64

Tintoretto, dettaglio del Giudizio Universale, 1562-64

Un modello meraviglioso (al Louvre) del Paradiso per il Palazzo Ducale e l’Ultima Cena di San Giorgio Maggiore, con le apparizioni incorporee delle creature angeliche, finito a pochi mesi prima della sua morte, sono la prova della profonda inclinazione spirituale di Tintoretto. Il pittore morì nel 1594 e fu sepolto nella chiesa della Madonna dell’Orto accanto alla sua figlia prediletta, Marietta.

Valutazione

Tintoretto è stato un pittore con una continua evoluzione tecnica e una visione del tutto personale. Anche se è quasi certo che la sua famiglia era originaria di Lucca, Tintoretto (soprannome che significa “piccolo tintore”, dalla professione del padre, tintore di seta) è considerato un pittore veneziano, non solo per nascita, ma perché ha sempre vissuto a Venezia e perché con le sue innumerevoli opere ha contribuito a creare il volto di quella città. Non era solo un esponente della testimonianza della vita della città, degli sviluppi pittorici sacri e profani complessi dell’arte veneziana, ma fu anche un rappresentante dei miti di una società che faceva parte della storia del 16 ° secolo in Italia.

La fama di Tintoretto negli anni successivi alla morte

L’arte di Tintoretto è stata molto discussa e molto apprezzato a Venezia negli anni dopo la sua morte, soprattutto nelle valutazioni acute di Marco Boschini, il grande critico della pittura veneziana del 17 ° secolo. Roger de Piles, seguendo le orme di quest’ultimo, esaltò linguaggio brillante del Tintoretto. Ma per i critici del 18 ° secolo, che più si avvicinano alla razionalità neoclassica del 19 ° secolo, l’arte di Tintoretto apparve eccessiva e troppo lontana dalla loro sensibilità.

Il romantico entusiasmo di John Ruskin ha inaugurato un nuovo atteggiamento verso l’arte di Tintoretto, e la storiografia contemporanea ha riconosciuto in lui uno dei più grandi rappresentanti di quell’ampio movimento europeo che era Manierismo, interpretato secondo la grande tradizione veneta.

Taggato in: biografia, pittura, rinascimento, scuola veneziana, tintoretto

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