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  • Cacciata di Gioacchino dal Tempio. La triste opera di Giotto
Redazione
lunedì, 06 Luglio 2015 / Pubblicato il Opere

Cacciata di Gioacchino dal Tempio. La triste opera di Giotto

È l’affresco che apre la narrazione nella Cappella degli Scrovegni a Padova e raffigura una scena piuttosto inclemente. Si tratta della “Cacciata di Gioacchino dal tempio” dipinta da Giotto. Uno dei suoi lavori più tragici e tristi, dove in una atmosfera inizialmente serena, si scorge ad uno sguardo più attento, una tragedia personale.

Cacciata di Gioacchino dal Tempio. La triste opera di Giotto

Un affresco delle dimensioni di 200×185 cm è l’opera che apre il ciclo della Cappella degli Scrovegni. Giotto, dopo aver dipinto la volta dell’edificio, cominciò la narrazione proprio a partire dalla “Cacciata di Gioacchino dal Tempio”. L’opera è stata realizzata fra il 1303 e il 1305 e fa parte delle storie di Gioacchino e Anna che si ispirano al Protovangelo di San Giacomo.

Lo stile dell’affresco

La Cappella degli Scrovegni a Padova

La Cappella degli Scrovegni a Padova

La scena ripresa da Giotto presenta due scene distinte, in contraddizione tra loro. Sulla sinistra, la benedizione ricevuta da un giovane contrasta con quello che avviene nella parte destra dell’affresco. Un sacerdote rifiuta il sacrificio portato da Gioacchino al Tempio e invita l’uomo a uscire dal luogo sacro perché considerato indegno.

Il Tempio di cui si parla è quello di Gerusalemme, rappresentato come un’architettura aperta. In fondo al dipinto viene rappresentato un pulpito con una scaletta. I colori utilizzati sono intensi e il ricorso al gioco di luci e ombre serve a dare maggiore profondità ai soggetti.

Ad uno sguardo superficiale, l’intera scena appare calma e serena. Solo ad una più attenta osservazione lo spettatore si accorge dello sguardo di sdegno che riserva il sacerdote al povero Gioacchino nell’atto di cacciarlo via dal Tempio. Gioacchino, dal suo canto, viene rappresentato con un’espressione mista di vergogna e incredulità per quanto gli sta accadendo.

Il racconto della vita di Gioacchino e Anna

La storia di Gioacchino è stata ripresa da Giotto dal Protovangelo di Giacomo, il più antico e il più celebre tra tutti gli apocrifi, scritto in Egitto in lingua greca da un cristiano della seconda metà del II secolo. Nel Protovangelo si raccontano i primi anni della vita di Maria e dei suoi genitori Gioacchino e Anna, sterili fino a quel momento.

Ritratto di Giotto

Ritratto di Giotto

I due, dopo vent’anni di matrimonio senza figli, fecero voto a Dio perché facesse loro il dono di ricevere un bambino. Gioacchino si presentò al Tempio con la sua offerta, ma il sacerdote lo cacciò perché non degno. Una consuetudine ebraica, infatti, riteneva le coppie sterili ignominiose poiché non benedette da Dio.

Dopo la cacciata, Gioacchino non si sentì di ritornare a casa dalla moglie Anna per la vergona. Si ritirò, dunque, tra i suoi pastori. Fu qui che un angelo gli apparve annunciandogli l’arrivo di una figlia che avrebbe chiamato Maria. Tutta la vita della fanciulla sarebbe stata consacrata al Signore.

Giotto, il genio che anticipò il Rinascimento

Giotto nacque a Vespignano, in provincia di Firenze nel 1267 circa, da una famiglia di contadini. Poco si sa dei suoi primi anni di vita, fatta eccezione per alcuni aneddoti che lo vedono protagonista di scherzi a Cimabue, suo maestro. È considerato l’anticipatore del Rinascimento, grazie all’introduzione, in pittura, del concetto di spazio e della prospettiva.

Gli affreschi all’interno della Cappella degli Scrovegni risalgono al suo soggiorno a Padova. Durante questo periodo, Enrico degli Scrovegni, ricchissimo banchiere, commissionò a Giotto la decorazione della cappella che sorgeva a ridosso del palazzo di famiglia. Giotto morì a Firenze l’8 gennaio del 1337.

Taggato in: cacciata di Gioacchino dal Tempio, cappella degli Scrovegni, Giotto

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