La famiglia Natsheh gestisce da oltre cinquant’anni la Hebron Glass and Ceramics Factory che produce ceramica tradizionale palestinese. Fra le più antiche del settore, l’azienda è cresciuta negli anni fino ad affermarsi oggi per le esportazioni di ceramiche.
Ceramiche palestinesi, la tradizione dei Natsheh
Ad occuparsi di ceramiche, i Natsheh hanno cominciato nel 1962. All’inizio, l’attività era gestita da soli tre membri della famiglia. Oggi ben sedici si occupano della produzione. Il metodo, però, è rimasto invariato. Rispettando la tradizione, infatti, la famiglia Natsheh ha saputo fondere la storia con i metodi più aggiornati e moderni.
Il procedimento di lavorazione prevede che ciascun oggetto sia stampato dall’argilla e sia lasciato asciugare per due giorni per poi essere messo in un forno elettrico per ventiquattro ore. In un negozio al confine con la città, gli oggetti vengono, infine, dipinti e smaltati.

Tazze in ceramica
Oggi per la lavorazione viene utilizzato un tornio motorizzato e, talvolta, anche i modelli vengono creati attraverso l’uso di un computer. Il supporto tecnologico non fa altro che incrementare la scelta per i clienti che adesso possono richiedere modelli speciali oppure scegliere tra centinaia di disegni per piatti, vasi, piastrelle, tazze e vassoi dipinti a mano. La maggior parte degli introiti per l’azienda proviene dai turisti e dalle esportazioni. La ceramica palestinese, infatti, ha una storia antichissima ed è apprezzata e ricercata in tutto il mondo.
Succede anche che durante il processo di produzione qualche pullman di turisti si fermi fuori dalla porta del negozio per compare le ceramiche e per fotografare la famiglia Natsheh in azione.
La vendita export
La fabbrica ha iniziato l’esportazione di ceramica durante la seconda Intifada. All’epoca non c’erano i turisti in giro e il calo delle vendite ha portato la famiglia Natsheh a cercare nuovi modi per vendere la loro merce. Ancora oggi, l’80 per cento dei prodotti della fabbrica sono esportati. Stati Uniti, Europa e Australia sono i maggiori acquirenti delle ceramiche. Il restante 20 per cento, invece, è ancora venduto a livello locale.

Le ceramiche palestinesi
Una tradizione secolare
L’arte di lavorare la ceramica è stata introdotta dagli arabi. “Chasaf” era il termine in arabo classico per denominare la ceramica. La tecnica di lavorazione, ancora oggi in uso, è stata, invece, introdotta all’inizio del ventesimo secolo da artigiani armeni che erano a Gerusalemme per rifare il “chasaf” della cupola della roccia.
Alla fine della prima guerra mondiale, molti Armeni, in fuga dalle persecuzioni, si stabilirono in seno alle comunità armene che già esistevano in diverse città della Palestina. In breve tempo gli Armeni divennero una parte integrante della società palestinese e così la tradizione di lavorazione della ceramica si diffuse in tutta la Palestina. A partire dagli anni Settanta, gli abitanti di Hebron raccolsero l’eredità di questo sapere artigiano e lo svilupparono ulteriormente. Ecco perché Hebron è diventata la città-simbolo della ceramica.