“Cristo dodicenne tra i dottori” è una delle opere più conosciute del maestro Albrecht Durer: si parla di un dipinto ad olio su tavola di pioppo (misura 65×80 cm) eseguito nel 1506 e conservato attualmente nel Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid.
Il pittore è stato uno dei capisaldi del rinascimento europeo e l’artista che ha tracciato letteralmente la strada dell’iconografia religiosa per tutti coloro che sono venuti dopo. Nello specifico quest’opera contiene all’interno il monogramma del Maestro Durer e l’iscrizione sul foglietto che esce dal tomo in basso a sinistra “Opus Quinque Dierum” in latino, ovvero “fatto in cinque giorni”.

Cristo dodicenne tra i dottori di Albrecht Durer è un’opera tra le più interessanti tra quelle del Maestro.
Un particolare che racconta un po’ quello che è stato l’atteggiamento dell’artista per tutta la sua vita. Non bisogna dimenticare che parliamo di un pittore che fin da piccolo ha mostrato le sue peculiarità e non ha mai vissuto momenti di stasi.
Tornando al “Cristo dodicenne tra i dottori”, tale opera risale al secondo soggiorno del Maestro a Venezia: l’Italia fu uno dei punti cruciali della sua formazione, essendo egli stesso rimasto affascinato dai suoi pittori fin dalla tenera infanzia.
Albrecht Durer, Cristo dodicenne tra i dottori e la simbologia
Essa fu come già sottolineato composta in soli 5 giorni mentre Durer era impegnato nella lavorazione della pala della Festa del Rosario. In qualche modo tale impegno fu la sua fortuna: questo dipinto ad olio venne dipinto di getto, dopo un’accurata preparazione della tela di pioppo ed utilizzando uno strato di pittura sottile. Forse proprio questo è uno dei suoi punti di forza nel complesso: l’immediatezza.
Da quel che è stato possibile ricostruire grazie anche a Lorenzo Lotto che riprese una figura dei dottori per una sua opera, il “Cristo dodicenne tra i dottori” venne regalato a Giovanni Bellini, artista con il quale esisteva una reciproca ammirazione prima di giungere alla collezione che lo ha regalato al mondo.
Sebbene molto chiara nell’esecuzione, per capire in modo approfondito l’opera bisogna tenere da conto che questo soggetto era già stato affrontato da Albercht Durer in una delle xilografie della Vita della Vergine ed in una delle tavolette del Polittico dei Sette Dolori. E la sua attenzione verso il soggetto, in qualche modo amato, è riscontrabile nella rilettura che l’artista ne fece affrontandolo per la terza volta. A partire dalla posizione dei personaggi: il Cristo ed i dottori infatti occupano tutta la scena, in modo centrale, lasciando davvero poco spazio allo sfondo scuro che in questo caso diventa quasi invisibile.
La centralità è data a ciò che sta avvenendo, ovvero ai dottori che nel tempio di Gerusalemme “discutono” con il Cristo e questo è un approccio differente da quello usuale dell’artista, ma ciò che risulta più interessante è che le figure dei sei dottori non sembrano essere legate a spazialità precise a differenza del Salvatore che appare come l’unica figura ad essere davvero espressiva. Il suo volto è triste e assente come se non stesse ascoltando i suoi interlocutori ma differentemente da quelle dei suoi antagonisti che si accavallano, le sue mani esprimono fermezza e solidità.
Sono proprio i visi dei dottori a dover essere analizzati con maggiore attenzione: essi sono rappresentati come la parte “maligna” della composizione, in generale chiusa nei confronti di Gesù che alla sua destra addirittura presenta una “caricatura” che ricorda tantissimo gli Studi di Leonardo Da Vinci, rendendo possibile ipotizzare addirittura la visione di una loro copia da parte del maestro.

Nel Cristo dodicenne tra i dottori di Albrecht Durer le mani rappresentano il centro di una intera narrativa.
Ritornando all’opera sono le mani, ad ogni modo, ad essere il vero fulcro e forse messaggere del vero significato della stessa. E’ impossibile non rimanere ipnotizzati da quel vortice di mani posto al centro del dipinto: sono loro ad incarnare quella che è la vera lotta tra il bene ed il male e non è un caso che quelle più pericolose siano collegate alla “caricatura” che quasi arriva a toccare le mani di Gesù.