Non bisogna incorrere nell’errore di considerare Danila Tkachenko un fotografo professionale come qualsiasi altro: quel che è in grado di regalare al mondo con le sue capacità è uno sguardo vicino e sincero alla Russia proibita. Angoli di pianeta che difficilmente l’occhio umano comune avrebbe potuto visionare vengono resi disponibili dalla tecnica, dalla bravura e dal coraggio di questo giovane professionista.
E quando si parla di proibito non si parla semplicemente di aree soggette a divieti di entrata o permanenza: l’artista, senza fronzoli, mette davanti agli occhi dei suoi estimatori razzi per viaggiare nello spazio, sottomarini diesel ed aerei a decollo verticale, tanto per fare un esempio. Ed ancora basi militari per esperimenti nucleari ed antenne paraboliche per comunicazioni interplanetarie vengono riprese con una ferale ma emozionante crudezza, rivelando quelli che sono stati per anni i segreti più nascosti di uno stato come la Russia.

Fotografie in grado di lasciare senza fiato, riproducenti la realtà così come è: cruda e fredda. E abbandonata a se stessa.
Il giovane, professionista pluripremiato, ha viaggiato per anni in quelle che erano state per decenni terre appartenenti alla sua patria per scovare tutte le “Restricted Areas” che punteggiavano Kazakistan, Bulgaria ed addirittura il Circolo Polare Artico: fine ultimo? La rivelazione di ciò che l’Unione Sovietica aveva protetto da occhi indiscreti per moltissimo tempo.
Il fotografo riesce con la sua abilità a donare all’occhio dello spettatore immagini in grado di lasciare senza fiato dove il soggetto spicca e incombe in tutta la sua grandezza e tristezza.
Fotografie crude nella loro semplicità che per l’artista possono essere considerate una “metafora di un futuro post-apocalittico”: ed è impossibile dargli torto nel momento in cui lo sguardo si posa sui suoi scatti. I soggetti in fin dei conti sono quasi dei relitti e proprio per questo impronta sulla terra di un futuro che non è mai giunto. Danila Tkachenko ha deciso di partire da quelle aree che fino alla caduta della grande potenza non erano nemmeno presenti sulle carte geografiche: il suo primo progetto è legato a Čeljabinsk-40, una zona non segnata che si trovava vicino a casa di sua nonna. Lo stesso luogo dove venne creata la prima bomba atomica russa e dove nel 1964 vi fu una vera e propria catastrofe nucleare simile in tutto a quella più nota di Chernobyl.

Una sensazione di vuoto in ogni immagine che permane nella più totale semplicità e crudezza di sfondi proibiti catturati dal fotografo.
E’ stato lo stesso fotografo a spiegare l’approccio impiegato nello scatto. Per ciò che concerne le istantanee di questa specifica zona l’intero lavoro ha preso ben due anni del suo tempo: ogni simmagine veniva catturata solo in specifiche condizioni atmosferiche (neve e foschia, N.d.R.), in modo da creare una specifica distanza tra l’oggetto ripreso e lo spettatore ed aumentare quella sensazione di smarrimento e di silenzio assoluto che si prova osservando le fotografie.
In fin dei conti, quel che Danila riporta nei suoi scatti non è altro ciò che è rimasto di grandi ed ambizioni progetti: ovvero nulla. Con la sua macchina fotografica questo artista è divenuto il testimone di “cosa rimane” quando l’uomo, dopo essersi spinto troppo in là, non riesce nello scopo prefissato, rovinando con la sua testardaggine tutto ciò che incontra. Con la sua mostra “Restricted Areas” Tkachenko ha conquistato moltissimi premi internazionali: tra di essi figurano l’European Publishers Award for Photography, il 30 under 30 Magnum Photos e l’Emerging Photographer Fund. I suoi scatti sono conservati in mostra permanente presso il Salsali Private Museum.