L’imperatore Costantino ha ritrovato parte del suo dito indice: a differenza del resto dell’opera, conservata all’interno dei Musei Capitolini, esso era di stanza al Louvre. Ma come è giunto all’interno del museo francese?
Quello del dito era divenuto un vero e proprio mistero tra gli addetti ai lavori del Louvre: per molto tempo tra l’altro si è pensato potesse essere un dito appartenente ad un piede bronzeo piuttosto che ad una mano. Ed invece, il suo possessore originale era niente di meno che la colossale statua presente all’interno dell’istituto romano.

Per più di 100 anni il frammento del dito bronzeo è rimasto nascosto negli archivi del Louvre di Parigi.
Si parla di frammenti in realtà sebbene la testa, conservata per intero, dia una idea della grandezza originale dell’opera: essa era alta circa 12 metri e risalente al IV secolo d.C.. La statua dell’imperatore Costantino è solo una delle opere di inestimabile valore conservate al museo: essa è attualmente formata da una grande testa, una sfera, un braccio sinistro ed una mano sinistra senza il palmo che teneva la sfera, parte del suo dito medio e parte dell’indice in questione.
Il frammento fu classificato dal museo parigino solo nel 1913.
I frammenti sono stati conservati nella collezione privata del Papa a Piazza Laterano prima che Sisto IV decidesse di esporli presso i Musei Capitolini insieme ad altre opere bronzee di grande importanza intorno alla fine del ‘600. Sebbene la maggior parte degli esperti ritengono che i frammenti appartengano ad una statua di Costantino, alcuni pensano che potrebbero essere parte di un’opera dedicata a Costantino II, suo successore: e nonostante gli studi condotti, ancora non si è certi dell’ubicazione originale di questo colosso.
Ed altrettanto poco si sa di come il dito sia arrivato al Louvre negli anni ’60 del 1800 insieme ad altre opere della collezione del Marchese Italiano Giampietro Campana: solo nel 1913 venne infatti registrato negli archivi come “dito del piede romano” sotto la referenza BR78. Ad aiutare nella “risoluzione” del caso ci hanno pensato gli studi della dottoressa Aurelia Azema che, una volta giunta al laboratorio dei Musei Nazionali francesi, ha iniziato a studiare il dito per un dottorato sulle antiche tecniche utilizzate per costruire le grandi statue bronzee. E per l’appunto, lavorando sul progetto, si è resa conto che tra le mani degli esperti francesi vi era un “dito indice fratturato” e non un dito del piede e che di conseguenza, la sua lunghezza di 38 cm, rapportata nel modo giusto, suggeriva che facesse parte di una statua alta circa 12 metri: da qui si è compreso che fosse parte della riproduzione dell’imperatore Costantino.

Grazie ad una perfetta ricostruzione 3D del frammento è stato possibile provare che questo appartenesse alla statua custodita nei Musei Capitolini.
Il dito, dallo spessore molto sottile, sembrava essere compatibile già dalla semplice osservazione con la statua romana, presentando non solo somiglianze stilistiche ma anche materiali. Il laboratorio dei musei francesi, però, ha fatto molto di più: grazie alla collaborazione dell’archeologo Nicolas Melard è riuscito a provare l’appartenenza del frammento alla statua capitolina senza ombra di dubbio. Come? E’ stato utilizzato un procedimento di stampa 3D per riprodurre una replica perfetta del dito che gli scienziati, accompagnanti dai curatori del Louvre, hanno portato presso i musei capitolini lo scorso 17 maggio. In loco è stato possibile riscontrare come il frammento si incastrasse perfettamente nella parte mancante del dito dell’imperatore Costantino.