<p style=”text-align: justify;”><strong>Federico Cerruti</strong>, era uno dei più grandi collezionisti d’arte del mondo. Si è spento lo scorso <strong>19 luglio</strong> all’età di <strong>93 anni</strong>, nella più assoluta riservatezza che era solita coltivare anche durante la sua lunga vita. Eppure Cerruti era forse l’uomo più invidiato del mondo. Nella sua villa si era circondato di una ricchezza dal valore inestimabile.</p>
<p style=”text-align: justify;”>Tutta la sua <strong>casa</strong> era arredata dai più <strong>grandi capolavori dell’arte</strong> di ogni secolo. Contattato dai musei di tutto il mondo che chiedevano di ammirare le opere da lui acquistate, è stato un fine collezionista e intenditore d’arte che ha custodito gelosamente i suoi capolavori fino alla fine.</p>
<p style=”text-align: justify;”>Autodidatta, Cerruti possedeva una capacità eccezionale nel riconoscere la qualità sia nella pittura sia nelle arti decorative. A testimonianza di questa straordinaria dote, la sua variegata e preziosa raccolta. Si va dai <strong>maestri “dei fondi oro”</strong> del Trecento e del Quattrocento alle vedute di <strong>Francesco Guardi</strong>, ai mobili di <strong>Piffetti e Prinotto</strong>. E ancora, vasi e libri antichi, opere di <strong>Giuseppe Pellizza da Volpedo, Giacomo Balla e Umberto Boccioni, Giorgio De Chirico e Alberto Burri</strong>. Questi sono solo alcuni dei tesori custoditi da Federico Cerruti, che per tutta la vita ha ricercato e acquistato opere d’arte.</p>
<h1 style=”text-align: justify;”>Federico Cerruti. Vita del più grande collezionista del mondo</h1>
<p style=”text-align: justify;”>Nato il 1 gennaio del 1922, Cerruti aveva ereditato una <strong>legatoria industriale</strong> dai genitori, di origini genovesi trasferitisi a Torino. Educato rigidamente e con un’<strong>etica del lavoro</strong> quasi ossessiva, Cerruti seppe riportare l’azienda di famiglia ai massimi livelli dopo la distruzione della fabbrica avvenuta durante la seconda guerra mondiale.</p>
<p style=”text-align: justify;”>La Legatoria Industriale Torinese divenne ben presto una delle maggiori aziende in Italia, arrivando a produrre, fra le altre cose, gli elenchi telefonici di tutto il Paese. Alla ricchezza economica, però, non è mai corrisposto uno stile di vita fastoso. Cerruti, infatti, aveva arredato regalmente e con i capolavori dell’arte fra i più prestigiosi di tutto il mondo la sua villa vicino Torino, ma viveva la realtà di ogni giorno nel pied-à-terre sopra al suo ufficio.</p>
<img class=”size-medium wp-image-7658″ src=”https://expoitalyart.it/nwe/wp-content/uploads/2017/11/Giuseppe-in-Egitto-Pontormo-300×268.jpg” alt=”Il dipinto di Pontormo "Giuseppe in Egitto"” width=”300″ height=”268″ /> Il dipinto di Pontormo “Giuseppe in Egitto”
<p style=”text-align: justify;”>Pare, addirittura, che nella villa dei “tesori” ci abbia dormito solo per una notte in mezzo secolo. Svegliarsi fra i dipinti di Paolo Veneziano, Sassetta e Bergognone – questi i quadri posizionati nella camera da letto – gli procurava un senso di agitazione che può essere accomunato alla <strong>sindrome di Stendhal</strong>.</p>
<p style=”text-align: justify;”><strong>Dosso Dossi, Pontormo, Paris Bordone, Tiepolo</strong> e grandi Batoni allegorici del XVIII secolo arredavano il salotto, mentre la sala da pranzo era il posto scelto per dieci<strong> De Chirico</strong> metafisici. La sua personalissima raccolta comprendeva quindi anche i moderni e i contemporanei, dal Nudo di Boldini a Paul Klee, da Modigliani ad Alberto Burri. Il suo primo acquisto era stato un disegno di <strong>Kandinsky</strong>, con dedica dell’artista a un amico.</p>
<h3 style=”text-align: justify;”>Restìo a prestare le opere</h3>
<p style=”text-align: justify;”><strong>Antiquari, galleristi e curatori</strong> conservano con affetto il ricordo di Federico Cerruti, dal quale non c’era verso di farsi vendere qualcuno dei suoi capolavori. Se lo ricordano tutti gli addetti ai lavori, nonostante a Cerruti non piacesse neppure essere citato nelle mostre alle quali capitava, spesso malvolentieri, di prestare le opere. Il suo nome è quasi <strong>sconosciuto</strong>, invece, al<strong> grande pubblico</strong>. Non solo quadri ma anche mobili e volumi antichi. Ad arredare la sua camera da letto, c’era anche un secrétaire d’avorio intarsiato dal Piffetti, l’ebanista più raffinato che l’Italia abbia mai avuto, sul quale era appoggiato un piccolo libro francese del XVII secolo con copertina smaltata e tempestata di gioielli.</p>
<h3 style=”text-align: justify;”>Il futuro della preziosa eredità</h3>
<p style=”text-align: justify;”>Adesso che Cerruti è morto, da solo e senza eredi, si apre il dibattito su come sarà conservato il suo tesoro. Già negli ultimi anni di vita il collezionista si era preoccupato di dare un futuro sicuro alla sua collezione istituendo la <strong>Fondazione FC</strong>. In passato ci fu anche un tentativo non andato a buon fine da parte del <strong>comune di Torino</strong> di cercare un accordo per custodire la raccolta delle opere.</p>
<p style=”text-align: justify;”>Così come pure fallì il progetto della fondazione bancaria della <strong>Compagnia di San Paolo</strong> che si era offerta di gestire la collezione dopo sua la morte. Ma il disegno di trasferire la raccolta fuori dalla villa non piacque a Cerruti che rifiutò la proposta.</p>
<p style=”text-align: justify;”>Con ogni probabilità tutto il patrimonio sarà ereditato dalla sorella, la quale sarà chiamata a decidere se l’intera collezione andrà al <strong>FAI – Fondo Ambiente Italiano</strong> – che gestirà le opere e la villa nella quale sono custodite.</p>
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