Hiroshige e i paesaggi del Giappone, da mostra a catalogo. E’ così che le opere, esposte nel percorso allestito al museo di Palazzo Grimani a Venezia fino allo scorso gennaio, sono raccolte in un volume che prende il titolo dalla mostra. Poco meno di ottanta pagine, dunque, per documentare la produzione di Utagawa Hiroshige, uno dei maestri dell’ukiyo-e.
Il volume, edito da Marsilio, sarà arricchito dai saggi della curatrice della mostra, Fiorella Spadavecchia. Gli interventi di Marta Boscolo Marchi, Bonaventura Ruperti, Silvia Vesco e Rossella Menegazzo, poi, aiuteranno i lettori nella lettura delle opere presenti nel catalogo. Al libro è allegato anche un dvd che raccoglie le immagini e le schede dei pezzi della collezione veneziana.
Hiroshige e i paesaggi del Giappone, da mostra a catalogo
La produzione di Hiroshige è conservata nel Museo d’Arte Orientale di Venezia che per l’occasione ha messo a disposizione il corposo lascìto dell’artista per il pubblico della mostra. La bellezza femminile, ma soprattutto le vedute urbane e paesaggistiche caratterizzano le tematiche trattate da Hiroshige, soprattutto nel periodo della maturità.
“Hiroshige. Da Edo a Kyoto: vedute celebri del Giappone” raccoglie l’intero corpus di xilografie policrome del maestro del paesaggio giapponese. Nel catalogo la produzione a partire dagli anni Quaranta dell’Ottocento. Fra le pagine del volume si potranno sfogliare e ammirare opere come “I Racconti illustrati dell’antica Edo”, il “Confronto dei cento poemi scelti dai cento poeti a Ogura”, le Immagini della storia dei Soga e la notissima “Gojūsan tsugi meisho zue” del 1855, conosciuta come “Tōkaidō verticale”, ovvero le vedute delle 53 stazioni del Tōkaidō, la strada che congiungeva Edo (antico nome di Tokyo) a Kyoto lungo la costa.

“Veduta notturna di Saruwaka”, Hiroshige – 1856
Anche l’ultima serie del 1858 “Le trentasei vedute del Fuji” è raccolta nel volume. Presente nel catalogo la serie delle “Cento vedute di luoghi celebri di Edo”, composta lo stesso anno della morte dell’artista, in cui trovano spazio le sperimentazioni delle tecniche più raffinate dell’incisione xilografica.
La collaborazione con altri artisti della scuola Utagawa, come i maestri Kunisada e Kuniyoshi, è testimoniata dal progetto “Le cinquantatré stazioni del Tōkaidō” (Tōkaidō gojūsan tsugi) nel 1845. Ancora, con Kunisada, Hiroshige collabora alla serie “Le cinquantatré stazioni” (del Tōkaidō disegnate) a due pennelli (Sōhitsu gojūsan tsugi) tra il 1854 e il 1857, nella quale i due artisti si dividono lo spazio di uno stesso foglio per disegnare uno le figure in primo piano, l’altro i paesaggi sullo sfondo.
Non solo paesaggi ma anche generi per Hiroshige meno abituali, come le figure femminili o i temi storico-leggendari sono raccolti nel catalogo. Presenti, dunque, i trittici “Bassa marea a Shinagawa” (Shinagawa shiohi no zu), “Parodia: la longevità di Genji” (Mitate Genjibana no kotobuki), “Otto parodie: notte di pioggia a Gion” (Mitate hakkei: Gion hayashi yosame).
Il cantore della natura
Utagawa Hiroshige è uno dei maggiori interpreti dell’Ukiyo-e, l’arte popolare che si affermò a Edo (Tokyo) fra il XVIII e il XX secolo e che significa “mondo fluttuante”, “mondo della sofferenza”. Nato a Edo nel 1797, Hiroshige è stato pittore e incisore. Il suo stile arrivò anche in Europa influenzando non poco i pittori di fine Ottocento, fornendo un’importante fonte di ispirazione soprattutto agli impressionisti e a Van Gogh.
Assieme a Hokusai è considerato uno tra i principali paesaggisti giapponesi dell’Ottocento, definito il “cantore della natura”, l’artista giapponese creava con le sue opere una dialettica tra il finito e l’infinito, tra il sentimento umano che deriva dall’ascolto della natura e il respiro del cosmo. Hiroshige muore a Edo nel 1858.