Si chiama “Jackson Pollock: blind spots” la mostra, allestita dalla Tate Liverpool, aperta dal 30 giugno al 18 ottobre. L’esposizione presenta le opere dell’ultimo periodo di vita dell’artista americano. Le tele tornano ad essere esposte al pubblico dopo tre decenni.
Jackson Pollock: le ultime opere in mostra a Liverpool

La mostra alla Tate Liverpool “Jackson Pollock: blind spots”
Gli anni fra il 1951 e il 1953 sono anni significativi per Jackson Pollock che vira completamente il suo stile: dai quadri pieni di colore e non figurativi passa alla creazione delle cosiddette “black pourings”, ovvero colate nere. I toni, dunque, si fanno più scuri e cominciano a ritornare i volti e le figure. A questa inversione di rotta nella pittura corrisponde un periodo difficile nella sfera privata e nella vita di Pollock.
Dopo le mostre alla Betty Parsons Gallery di New York nel 1951 e alla Sidney Janis Gallery di New York nel 1952, l’ultima volta che le opere “black pourings” sono state esposte al pubblico risale al 1980 quando fecero parte della mostra all’Istituto d’Arte Contemporanea di Boston.
Le opere in mostra
“Jackson Pollock: blind spots” vuole essere un omaggio all’ultimo periodo di produzione artistica del pittore, quello meno celebrato e meno conosciuto. Accanto alle tele che appartengono al periodo che va dal 1951 al 1953, trovano spazio anche alcune delle sue opere più famose. Sono presenti all’interno del percorso espositivo i quadri più famosi che risalgono agli anni fra 1947 e il 1950. “Summertime: Numero 9A” del 1948, “Numero 3” e “Tiger 1949” sono alcuni titoli. La scelta mirata di accostare opere più celebri a tele meno note ha l’obiettivo di mettere in evidenza la svolta radicale dello stile di Pollock degli ultimi anni.

Il ritratto di Jackson Pollock
Una serie di smalto e dipinti a olio nero compongono i cosiddetti quadri “black pourings”. Non solo tele. Nella mostra ci sono anche opere su carta e stampe dello stesso periodo, considerate la produzione più importante per il Pollock disegnatore. Presenti nella retrospettiva anche una serie di sculture praticamente sconosciute e quasi mai esposte.
“Jackson Pollock: blind spots” è organizzata in collaborazione con il Dallas Museum of Art, dove la mostra si sposterà dal 15 Novembre 2015 al 20 Marzo nel 2016. All’esposizione sarà accompagnato un catalogo con i saggi di Jo Applin, Università di York, Gavin Delahunty, Dallas Museum of Art, Michael Fried, Johns Hopkins, Università di Baltimora, Stati Uniti d’America e Stephanie Straine, Tate Liverpool.
Pollock e la tecnica dell’action painting
Jackson Pollock è considerato uno dei più importanti artisti americani del XX secolo. Nato a Cody, nel Wyoming, il 28 gennaio 1912, è morto a Long Island, l’11 agosto del 1956. A soli 44 anni la sua vita viene stroncata da un incidente stradale. A guidare l’auto, sulla quale erano a bordo la sua amante, Ruth Kligman, e Edith Metzger, un’amica della moglie, era lo stesso Pollock in stato di ebbrezza. All’incidente è sopravvissuta soltanto Ruth Kligman.
Pollock stato il maggior rappresentante dell’arte astratta. Ha inventato la tecnica dell’ “action painting”, con la quale versava il colore direttamente sulla tela. Pollock, infatti, iniziò a dipingere stendendo le tele sul pavimento del suo studio e sviluppando quella che venne in seguito definita la tecnica del “dripping”, in italiano “sgocciolatura”. Per applicare il colore si serviva di pennelli induriti, bastoncini o siringhe da cucina.