Le Corbusier, uno degli architetti più influenti e apprezzati nella storia dell’architettura, aveva simpatie fasciste e guardava con ammirazione i nazisti di Hitler. Le discutibili posizioni del celebre architetto a favore dei regimi totalitari che dominarono in Europa all’inizio del Novecento sono state rese ufficiali solo di recente.
Le Corbusier. Il geniale architetto era un nazi-fascista
L’occasione che ha riportato a galla il passato di Le Corbusier è stata la pubblicazione di un paio di libri nei quali gli schieramenti politici dell’architetto francese vengono tutt’altro che occultati. Si tratta dei volumi “Un Corbusier” di François Chaslin, pubblicato da Seuil, e “Le Corbusier, un fascisme français” di Xavier de Jarcy, edito da Albin Michel.
In realtà, le idee antisemite e fasciste di Le Corbusier erano già note in alcuni circoli intellettuali parigini, ma su simili questioni si era sempre preferito tacere o fuorviare, anche perché, all’indomani della sconfitta nazi-fascista nella Seconda Guerra Mondiale, fu lo stesso Le Corbusier ad essere abile a velare il suo passato.
L’ammirazione per il disegno di Hitler
Non è, dunque, un caso che tra gli amici più stretti di Le Corbu c’erano Pierre Winter, medico-scrittore e leader del Partito fascista rivoluzionario, e altri esponenti della destra reazionaria francese. Dalle parole ai fatti. L’architetto fu l’autore di una serie di pubblicazioni fasciste e di estrema destra dal 1920 alla metà degli anni ’40 e partecipò più di una volta ai raduni fascisti. «Hitler può coronare la sua vita con un’operazione grandiosa: la pianificazione dell’Europa» – scriveva in una lettera alla madre.
Il tentativo di lavorare sotto il regime di Stalin
Nella speranza di vedere i suoi progetti approvati, Le Corbusier cercò lavoro anche nell’altro regime totalitario di colore opposto, che si affermò in Europa nello stesso periodo. Ci provò con l’Unione Sovietica di Stalin, ma anche lì non trovò nessun apprezzamento. E si rivolse invano pure a Mussolini, che guardava con ammirazione per quello che stava facendo in Italia.

Le Corbusier in una foto. Le sue posizioni filo fasciste e antisemite sono state ufficializzate di recente
Il ruolo nel governo filotedesco di Vichy
Alla fine del 1940 appoggiò apertamente il governo di Pétain a Vichy, nel sud della Francia dove si instaurò il regime nazista. Venne nominato consigliere del governo per l’urbanesimo. Nel giugno 1942 il suo piano urbanistico per Algeri venne bocciato e lasciò, deluso, Parigi. Sempre in quegli anni si avvicinò ad Alexis Carrel, teorico dell’eugenismo.
Appoggiando le teorie nazi-fasciste, Le Corbusier non potè non sostenere le posizioni antisemite dei regimi totalitari. Le sue antipatie per gli ebrei hanno radici lontane quando da giovane lavorò per industriali orologieri ebrei. Nel 1940, alla vigilia delle leggi antiebraiche, scrisse in una lettera: «Gli ebrei passano un brutto momento. Un po’ mi dispiaccio. Ma sembra che la loro cieca brama di denaro abbia corrotto il paese».
Il cambio di rotta dopo la Guerra
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, Le Corbusier tenne accuratamente nascoste le sue posizioni riguardo ai regimi totalitari che erano appena usciti sconfitti. Per lui, riabilitato dalla Francia democratica, da allora in poi si aprì una nuova stagione di successi come architetto e urbanista che lo portarono a diventare uno degli architetti più noti al mondo.
Le Corbusier è lo pseudonimo di Charles-Edouard Jeanneret-Gris, nacque in Svizzera nel 1887 ma emigrò a Parigi nel 1917. Morì a Roquebrune-Cap-Martin, il 27 agosto del 1965. Naturalizzato francese, fu architetto, urbanista e designer. Viene considerato il maestro del Movimento Moderno e fu tra i primi a concepire l’urbanistica e l’architettura come l’incontro fra le linee e i bisogni sociali dell’uomo medio.