Verso la metà del Quattrocento un gruppo di monache domenicane scrisse e disegnò un manoscritto su pergamena di vitello di dimensioni piuttosto ridotte 16 cm di larghezza x 22 di altezza 102 fogli per un totale di 204 pagine.
Il testo è corredato da una notevole quantità di illustrazioni a colori dei più svariati oggetti: erbe, persone e istruzioni varie.
Le Monache realizzarono questo manoscritto per la regina di Aragona Maria di Castiglia
E fin qui niente di particolare, se non che l’alfabeto usato dalle Monache è stato indecifrabile fino a poco tempo fa e nemmeno un genio come Alan Turing, che sviluppò uno dei primi computer e decifrò il famoso Codice Enigma protagonista di diversi film riuscì a venirne a capo.

In questo caso per secoli nessuno è mai riuscito a capire che cosa Le Monache avessero scritto.
Il volume per 500 anni ha girato l’Europa sempre molto ben pagato perché si riteneva contenesse segreti importanti una delle transazioni di cui si ha traccia e quella tra l’imperatore Rodolfo II e un noto Alchimista di nome Georg Beres. L’imperatore pagò 600 ducati una cifra molto elevata per l’epoca.
Alla fine troviamo il volume in mano al collegio gesuita di Villa Mondragone nei pressi di Frascati. A questo punto, nel 1912, il mercante di libri rari di origini polacche Wilfrid Voynich lo acquistò insieme ad altri 29 libri che i gesuiti vendettero per poter effettuare dei lavori di ristrutturazione.

Da qui il nome del manoscritto tuttora valido
Esposto per la prima volta nel 1915 solleticò la fantasia e l’interesse immediato di tutto il mondo. Persino l’FBI ritenendola un’opera di propaganda comunista provo a decifrarlo durante la guerra fredda ma nulla da fare non si capiva nulla.
Oggi il manuale si trova l’Università di Yale dove Gerard Cheshire ricercatore dell’università britannica di Bristol ha pubblicato il risultato del della sua ricerca e il significato del manoscritto.
Secondo Cheshire il manoscritto sarebbe un compendio di rimedi erboristici, bagni terapeutici e letture astrologiche riguardanti questioni di cuore di mente di riproduzione seguendo le credenze del periodo.
Resta da capire perché delle monache avrebbero dovuto rendere illeggibile un manuale di erboristeria. Inoltre molte piante disegnate in natura non esistono, almeno oggi.
A queste incongruenze il signor Cheshire non da risposta e questo getta seri dubbi sulla sua affermazione di aver tradotto il manuale.
Circa una volta l’anno qualche studioso grida “Eureka”, ma poi ci si deve ricredere.
Per questi motivi fino al 2011 molti studiosi ritenevano che in realtà questo manoscritto fosse un falso, uno scherzo realizzato in tempi recenti per prendersi gioco del mondo accademico. Nel febbraio 2011, però, un esame con il sistema del “carbonio 14” ha fugato ogni dubbio. L’artefatto è del 1.400.

Nulla vieta che sia effettivamente una burla… del XV secolo. Un po’ come il bellissimo “Codex Seraphinianus” scritto e illustrato dal pittore Luigi Serafini nel 1978 che è poi diventato un costosissimo libro “cult”.
Per ora rimane il mistero su questo manoscritto che, riteniamo, ancora dovrà essere decifrato, ammesso che ci sia qualcosa da decifrare.