È oggetto di polemiche la decisione della dirigenza del Metropolitan Museum di New York di modificare l’idea che per decenni è stata un cavallo di battaglia e cioè l’ingresso a offerta libera imponendo invece un biglietto tra i più alti di tutti i musei del mondo cioè $ 25 l’ingresso a pagamento dovrebbe entrare in vigore da marzo.
In tutti i musei del mondo dal Louvre ai Musei Vaticani un biglietto d’ingresso c’è, però bisogna dire che in tutti i musei il biglietto d’ingresso c’è sempre stato, mentre nella politica del Metropolitan Museum la mancanza di un biglietto era un’idea differenziante.
Come giustificano l’introduzione del biglietto obbligatorio? Le spiegazioni sono ovvie: costi di gestione e costi fissi insostenibili, ma quando per decenni si offre qualche cosa gratis, iniziare a farla pagare diventa un problema. Oltretutto se tra i costi fissi e di gestione troviamo 1,2 milioni di dollari l’anno soltanto per il compenso al direttore andare in deficit è molto facile quando si hanno manie di grandezza e si spende tanto.
200.000 € sono il compenso del direttore del Louvre che certo non ha meno problemi di gestione e meno prestigio del Metropolitan e poco più di € 60.000 l’anno per chi dirige il museo degli Uffizi o la reggia di Caserta.
Il Metropolitan non è nuovo a polemiche. Durante gli anni 70 il direttore Thomas Hoving decise una politica di acquisizione di opere di rinomanza mondiale ma come trovare i soldi necessari a queste acquisizioni? vendendo i pezzi di valore medio e medio-alto che già aveva nella sua collezione. Anche se nell’idea americana di gestione del museo vendere i pezzi minori per acquisire pezzi di maggior notorietà è un dato di fatto, il Metropolitan mise in vendita anche opere di alto livello in precedenza un metodo impensabile. In pratica la stessa tecnica che adoperano i bambini quando si scambiano le figurine.
Ma perché bisognerebbe andare a visitare il Metropolitan? Un museo che dal 1872, anno della fondazione, poteva vantare come pezzo forte un sarcofago romano oggi può vantare migliaia di opere divise in 19 sezioni e con la sezione dedicata a Roma e l’antica Grecia dove troviamo addirittura la ricostruzione completa di una stanza di una villa romana è arrivata a 35.000 opere di affreschi e bassorilievi. Possiamo vedere tre Caravaggio se non sono in giro per mostre nel mondo, e comunque l’arte europea da Giotto a Picasso. C’è una sezione di armi e armature e una sezione di strumenti musicali con tanto di possibilità di ascolto di tutta la musica del mondo, pari grandezza è riservata all’arte egizia. Infine ci sono 20.000 opere fotografiche a partire dalle origini del linguaggio fotografico fino ad arrivare alle realizzazioni di mostri sacri come Alfred Stiegliz e Walter Evans.
I più contrari rispetto a questa novità del Metropolitan sono i critici d’arte e i giornalisti, che però proprio per il lavoro che fanno entrano gratis dappertutto e per loro dunque non c’è differenza.
A lamentarsi, casomai, dovrebbe essere la gente comune. La stessa che paga € 18 per andare a Louvre, € 27 per musei vaticani e Cappella Sistina.
Per fare contenti tutti bisognerebbe abbassare un po’ il prezzo del biglietto e abbassare anche i compensi dei dirigenti. Ma dirigenti che spontaneamente si abbassano lo stipendio è qualcosa di così raro che potremmo esporli in qualche museo.