Artisti, filosofi, scienziati e genialità di ogni tempo devono inchinarsi ad un nome su tutti, un nome italiano. Leonardo da Vinci. Pittore, scultore, ingegnere, anatomista, musicista e inventore, il più grande pensatore della storia umana viene celebrato nella Mostra Leonardo Da Vinci Milano a lui dedicata, la più importante monografica mai organizzata in Italia, realizzata dal Comune di Milano e ideata e prodotta da Palazzo Reale e Skira editore Ci sono volute ben 12 sezioni per riuscire a rappresentare e riunire solo una approssimativa idea dell’immenso lavoro di Leonardo.
La prima sezione della Mostra su Leonardo Da Vinci è dedicata al disegno
Leonardo fu il maestro dei disegni a penna, il primissimo strumento scelto dall’artista per le sue opere giovanili e che utilizzerà, sotto diverse forme, durante tutta la sua carriera. Il segreto del successo del disegno basato sullo strumento della penna sta nella capacità di poter rappresentare gli spigoli e i contorni delle forme come nessun’altro strumento è in grado di fare. E già da questa prima parte della mostra su Leonardo Da Vinci a Milano, si riesce a riconoscere la grandezza del suo tratto, il suo studio per i dettagli e il portento della sua plasticità rappresentativa. Natura e Pittura sono invece i protagonisti della seconda sezione. L’arte del dipingere e la conoscenza basata sul metodo scientifico si sposano perfettamente sebbene in alcuni casi, le leggi della natura hanno addirittura la meglio sull’arte figurativa, cosa che porta il grande genio a ridefinire il modo di rappresentare il reale. Leonardo ha infatti concepito l’elemento naturale come pura energia, che si modifica costantemente, la quale può essere conosciuta e capita solo con l’utilizzo dell’esperienza diretta. Segue un vero e proprio matrimonio fra pittura e scultura. In quel periodo era grande il dibattito sulla superiorità di una forma artistica rispetto all’altra, e il mondo culturale discuteva se il primato appartenesse alla poesia o alla musica o se fosse da attribuirsi piuttosto alla pittura o alla scultura. Leonardo si schiera con grande forza a favore della pittura: nell’esaltare questa forma di espressione, tuttavia, la sua posizione si fa quasi estrema, cosa che porta Leonardo a ridurre e criticare in generale tutte le arti plastiche. Ma questo non si confonda con una ignoranza della scultura: nella vecchia bottega del Verrocchio, Leonardo aveva avuto grande confidenza con questa arte, tanto da proporsi come autore del monumento equestre al duca Francesco Sforza, direttamente alla corte di Ludovico il Moro.
La successiva sezione si sposta invece sul rapporto fra mondo antico e moderno

Lorenzo il Magnifico
Da tutto ciò che era il passato, Leonardo Da Vinci fu in grado di prelevare quegli stimoli e suggestioni che seppe reinterpretare per creare elementi dal carattere nuovo e “moderno”. Suo autore preferito sicuramente Vitruvio (880-15 a.C.), che utilizzò per ottenere le prime informazioni di natura anatomica, un grande studio che porterà al simbolo leonardesco dell’Uomo Vitruviano. A Firenze, Leonardo potè inoltre ammirare una serie di sculture classiche raccolte direttamente da Lorenzo il Magnifico ma anche monete antiche, arricchite dai profili degli imperatori romani, divennero per Leonardo motivo di ispirazione. Magnifica la parte della mostra dedicata ai ritratti. Un meraviglioso insieme di queste opere realizzate da Leonardo mentre si trovava alla corte di Milano tra il 1485 e il 1495: si trova innanzitutto il Musico, con la critica all’effimera musica in favore di altre arti in grado di permanere più a lungo nel tempo, assieme alla Belle Ferronniére, ma, sopra ogni altra opera finora, la Dama con l’ermellino, prelevata dal museo di Cracovia, dove il genio toscano riuscì a rendere la bellezza e plasticità delle braccia e delle mani in maniera ancora insuperata. Nella sala anche una vera e propria competizione fra Leonardo e gli altri grandi ritrattisti del tempo fra cui Antonello da Messina, presente a Milano nel 1476 e Giovanni Bellini.
La sezione successiva si concentra sulla figura del Leonardo scienziato
Siamo attorno al 1471, quando Leonardo si trova nella bottega del Verrocchio e assiste alle ultime lavorazioni della cupola di Santa Maria del Fiore: una imperdibile opportunità per imparare alcune tecniche costruttive direttamente dal Brunelleschi, che avevano cambiato e reinterpretato tutta l’ingegneria grazie all’utilizzo geniale della vite senza fine, o al cosiddetto moltiplicatore di potenza, vere e proprie trovate rivoluzionarie. Assolutamente da vedere, le opere dove si comprende che Leonardo è assorbito dalla volontà di rendere sempre più raffinati e automatici i sistemi per trasmettere il movimento sui congegni meccanici, primo esempio su tutti sicuramente quello del carro semovente, per arrivare ad altri strumenti fantastici come il telaio automatico da tessitura. Una sorta di pausa da tutto questo, è quello che troviamo nella successiva sezione dedicata al sogno. Seppure criticato da alcuni sui contemporanei, il sogno di Leonardo era la capacità di vedere nel futuro, di pensare ad oggetti che sarebbero stati inventati solo diversi secoli dopo: dall’aereo all’automobile, fino ad alcuni apparecchi per poter respirare sott’acqua, per arrivare ad alcuni primissimi abbozzi di telescopio e paracadute. In alcuni casi, Leonardo non fa altro che riprendere e mettere per iscritte alcune idee che già circolavano fra gli accademici del tempo, circa la possibilità di inventare nuove macchine, ma al grande genio va riconosciuto il merito di averle sapientemente raccolte e soprattutto disegnate e concepite in una dimensione possibilmente funzionante, dando una definizione concreta a progetti fino a quel momento puramente teorici. Il Leonardo astronomo non potrà che stupirvi anche nella sezione della mostra che vuole rievocare i suoi studi di stelle e pianeti. Leonardo basava le sue conoscenze su tutti i manoscritti del mondo antico e medievale, che però non esitava a completare grazie alle nuove teorie in circolazione. Ecco quindi aggiornati sistemi solari e disegni di pianeti e di corpi celesti, il tutto in rappresentazioni grandi e piccole che non hanno solo valore di manoscritto scientifico o di rappresentazione astronomica, ma diventano capolavori di arte/scienza davvero ineguagliabili. E’ di grande importanza e di estrema suggestione, una delle ultime sezioni dedicata allo sforzo di Leonardo nella formulazione di regole, grafici e insegnamenti pratico/teorici dell’arte allo scopo di poterle tramandare alle successive generazioni di artisti. “Il Libro di pittura” è l’esempio di tutto questo, un grande manuale iniziato da Leonardo e terminato dopo la sua morte dal fedele e talentuoso allievo Giovan Francesco Melzi, ora conservato nella Biblioteca Vaticana. E ancora: tutta l’opera di Leonardo è stata in vari modi ripresa e cristallizzata dai suoi allievi proprio perchè non venisse dispersa con il tempo. Una delle ultime parti della mostra è dedicata infatti alle amorevoli copie eseguite dai suoi allievi, specie quelli di stanza alla bottega milanese del Maestro: Marco d’Oggiono, Giovanni Antonio Boltraffio, Gian Giacomo Caprotti detto Salaì e forse Francesco Napoletano.
Alcune delle nostre riproduzioni su Leonardo Da Vinci
Dama con ermellino

Autoritratto Leonardo Da Vinci

La bella principessa

Una mostra non semplice
Facile cadere nella banalità delle opere più conosciute, o nel tentativo sterile di stupire con i congegni più affascinanti, i curatori della mostra sono invece riusciti a celebrare la grandezza del più importante artista di tutti i tempi, creando un filo logico comprensibile e piacevole, dividendo in filoni ben separati eppure riconducibili uno all’altro la sterminata opera di Leonardo, tributando il giusto merito al genio toscano. Lo spettatore della mostra viene catapultato quasi all’interno della più grande mente di tutti i tempi, con la sensazione, una volta usciti da questa serie di grandi opere, di conoscere personalmente Leonardo, e la sua personalità estremamente poliedrica e del tutto ineguagliata.
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Leonardo Da Vinci a Milano Palazzo Reale