Nel complesso monumentale di Villa Cattolica a Bagheria, il Museo Guttuso ospiterà una mostra dedicata all’artista dal nome “Guttuso: ritratti e autoritratti”.
I temi affrontati dalla mostra spazieranno dalla condizione umana e le sue sofferenze, i miti e le passioni, fino alla riscoperta di opere inedite che raffigurano intellettuali e amici colti in momenti di rilassatezza quotidiana.
La mostra su Renato Guttuso a Bagheria: ritratti e autoritratti
La mostra, aperta dal 18 aprile al 21 giugno, ripercorrerà l’estro creativo dell’artista siciliano attraverso una prospettiva inedita.
L’esposizione, curata da Fabio Carapezza Guttuso e Dora Favatella Lo Cascio, presenta al pubblico alcune delle opere più significative dell’artista, provenienti dai più importanti musei nazionali, come la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, e il Museo degli Uffizi di Firenze, oltre che dalle collezioni private più rappresentative.
Renato Guttuso nasce a Bagheria, una cittadina nei pressi di Palermo in Sicilia.
Dal 1937 si trasferisce e lavora a Roma. Fervente ateo e antifascista, si unì al Partito Comunista Italiano (PCI) nel 1940 e lascia Roma per diventare un partigiano della resistenza italiana dal 1943.
Guttuso è un grande oppositore della mafia. Nella sua arte rifiuta qualsiasi canone accademico, puntando la propria ricerca sul puro senso del colore e su libere figure in libero spazio.
In campo artistico si unisce al movimento chiamato “Corrente”, molto liberale, in opposizione alla cultura dominante. Durante la Guerra Civile Spagnola si schiera a favore del movimento anti fascista.
Crocifissione è sicuramente l’opera più importante di questo artista. Sebbeme la tematica sia religiosa, egli è sempre osteggiato dal clero, che, addirittura, lo definisce come il pittore del demonio. Anche il fascismo lo ritiene un pittore spregevole, in quanto denunciava le violenze della guerra nei suoi quadri, nascondendo però la tematica sotto soggetti religiosi.
Guttuso scrive nei suoi diari: “Il quadro Crocifissione è il simbolo di tutti coloro che sopportano gli insulti, la prigione e la tortura per le loro idee”.
Guttuso non si limita a scrivere, ma lascia dichiarazioni a proposito del suo quadro: “Crocifissione, dice, rappresenta il tempo di guerra che stiamo vivendo. Ho voluto rappresentare la Passione di Cristo come una scena contemporanea, come simbolo di quelli che, a causa delle proprie idee, sopportano l’indignazione, prigionia e i tormenti. “
Nel 1938 incontra Mimise Dotti, che sposa nel 1956. A far da testimone c’è il poeta Paolo Neruda. Mimise diventa la moglie fedele del pittore, che la utilizzerà anche come modella.
Affascinato dal mondo creato da Dante Alighieri, Guttuso realizza una serie di disegni a colori a partire dal 1961. Verranno pubblicati poi nel 1970 con il titolo di “Il Dante di Guttuso”; l’artista rappresenta i personaggi dell’Inferno come esempi della storia dell’umanità, confermando anche la versatilità del suo talento.
Tra il 1960 e il 1970 completa una serie di dipinti rivolti alle figure femminili, un motivo domninante tanto nella sua arte quanto nella vita.
La raccolta “Donne, stanze, paesaggi, oggetti” del 1967 segue una serie di ritratti di Marta Marzotto, tra le muse preferite di quegli anni.
Il dipinto Palermitano più famoso è “Vucciria” (il nome del mercato all’aperto di Palermo), in cui esprime una delle tante anime della città siciliana, grazie ad un realismo crudo e sanguinoso.