Anche per i non vedenti e gli ipovedenti sarà possibile usufruire di percorsi di visita dedicati nei musei più importanti del mondo. Ne è un esempio lo Smithsonian di Washington che, nel venticinquesimo anniversario dall’entrata in vigore della legge sui disabili (Americans with disabilities Act), ha intensificato i programmi per i visitatori con problemi alla vista.
Musei per i non vedenti. Ora le opere si toccano
L’esperienza di Kathy Nimmer la dice lunga sulla sulle grandi possibilità che questi programmi offrono ai non vedenti, cambiando loro totalmente il modo di fruire l’arte. Nimmer è un’insegnante cieca dalla terza elementare. Scelta come finalista per il premio “Insegnante dell’anno”, Nimmer ha avuto la possibilità di visitare i Musei Smithsonian lo scorso aprile.
Venuta a conoscenza dell’occasione che le era stata offerta, Kathy ha chiesto agli organizzatori del premio di pensare ad un tour all’interno del museo, dove aveva sentito parlare di programmazione per i non vedenti. E così, in un’ora di visita, per l’insegnante è stato possibile toccare, con addosso i guanti, tre sculture: Douglas Tilden di “The Young Acrobat” (1891), “Water Carrier” di Hugo Robus (1956) e Chaim Gross di “Happy Children” (1973).
Un’occasione che difficilmente Nimmer dimenticherà, dal momento che lei stessa l’ha definita come «molto commovente». Per lei era la prima volta che si sentiva a contatto con l’arte come avviene per i vedenti. Prima di questa esperienza, infatti, le visite museali le mettevano un po’ di esitazione proprio perché si sentiva in balìa delle descrizioni delle guide vedenti e l’esperienza, dunque, non era molto indipendente.

Grazie al “Touch tour” è possibile toccare alcune opere d’arte selezionate
“Touch tour” e “Picture This” a disposizione dei disabili
I programmi per i non vedenti organizzati dai Musei Smithsonian non sono gli unici. In Europa, per esempio, alla Galleria degli Uffizi di Firenze e al Museo del Prado di Madrid è possibile toccare delle riproduzioni in 3D di alcuni dipinti.
Anche negli Stati Uniti, i cosiddetti “touch tours” sono organizzati dal Minneapolis Institute of Arts. E ancora, il Whitney Museum of American Art di New York, il Museum of Modern Art, il Metropolitan Museum of Art, il Philadelphia Museum of Art e il Museo d’Arte di Cincinnati prevedono questo tipo di percorsi in cui i visitatori non vedenti e ipovedenti possono toccare opere selezionate.
Ai musei Smithsonian stessi a Washington, le visite con il “touch tour” sono aumentate del 30 per cento l’anno scorso, secondo un portavoce. Altre opportunità, inoltre, sono previste per i non vedenti. Oltre al “touch tour”, infatti, in alcuni musei viene organizzato il “Picture this” (che potrebbe essere tradotto in “Figurati”), dove descrizioni verbali molto dettagliate sono messe a disposizione una o due volte al mese.
I problemi e le possibilità di superarli
Non mancano però le difficoltà nell’attuazione di questi programmi. Molti pensano ad esempio che organizzare i “touch tour” metta a rischio le opere, quando invece a causare maggiori danni ai capolavori è l’usura della folla. Inoltre, come ricorda Beth Ziebarth, direttrice del programma di accessibilità dello Smithsonian, la programmazione destinata ai non vedenti è ciclica e troppo soggetta alle contingenze del momento, come l’assunzione o la partenza di membri del personale che ideano i tour stessi.
Qualcosa però si muove dopo venticinque anni dall’approvazione dell’ADA (Americans with Disabilities Act). Una maggiore sensibilità da parte dei direttori dei musei, unita al supporto offerto dalle tecnologie può portare a significativi cambiamenti nei prossimi anni riguardo alla fruizione dei luoghi d’arte da parte dei non vedenti.