Un’allerta è stata diramata nei giorni scorsi dall’FBI ai collezionisti e commercianti d’arte. Alla luce dei tragici fatti che si sono susseguiti alla presa di Palmira da parte dell’ISIS, l’FBI ha chiesto alla comunità artistica di rintracciare possibili opere e beni culturali che lo Stato Islamico avrebbe messo sul mercato dopo i saccheggi nelle città assediate.
Il timore degli agenti, infatti, è che l’acquisto di oggetti d’arte provenienti dai saccheggi delle zone di Siria e Iraq potrebbero alimentare economicamente, rafforzandolo, il gruppo terroristico.
FBI ai collezionisti d’arte: attenti alle opere in arrivo da Siria
In un comunicato stampa diffuso giovedì scorso, l’FBI esorta mercanti e collezionisti d’arte ad essere prudenti quando si acquistano antichità o altre opere provenienti dalle zone occupate dall’ISIS. Comprare un oggetto d’arte che è il frutto di razzìe costituirebbe «un crimine federale» – fanno sapere gli agenti.
Il direttore del programma “Furto d’Arte” dell’FBI, Bonnie Magness-Gardiner, ha annunciato che «esistono delle prove tangibili che a cittadini statunitensi sono stati offerti beni culturali che sembrerebbero essere stati rimossi dai siti in Siria e in Iraq di recente». Il Dipartimento di Stato ha diffuso le immagini satellitari in cui si vedrebbe la distruzione su larga scala di siti storici in Siria.
L’assedio di Palmira
Palmira è certamente la città siriana più devastata dal punto di vista storico-culturale dall’avanzata dell’Isis. Il gruppo terroristico assedia il gioiello siriano, conosciuto anche come la “sposa del deserto”, dallo scorso 21 maggio distruggendo siti archeologici di inestimabile valore. Ultima, in ordine di tempo, la distruzione del tempio di Bel, avvenuta proprio poche ore fa. Al 23 agosto, invece, risale l’abbattimento di un altro tempio, quello di Baal Shamin raso al suolo dai seguaci di Abu Bakr al Baghdadi.

Il teatro romano di Palmira
«Crimini di guerra» li definisce anche Irina Bokova, direttore generale dell’Unesco che ha dichiarato anche che «i responsabili dovranno rispondere delle loro azioni». Le devastazioni di Palmira costituiscono «una perdita considerevole per il popolo siriano e per l’umanità intera». Non solo templi ma anche altri reperti e mausolei sono stati distrutti dopo l’occupazione da parte dello Stato Islamico.
La decapitazione di Assad
Fra le perdite significative causate dall’avanzata dei terroristi ci sono anche quelle umane. Prima fra tutte l’uccisione di Khaled al Asaad, massimo esperto siriano di antichità ed ex capo del sito archeologico di Palmira, decapitato barbaramente in una piazza della città a cui aveva dedicato tutta la vita. Lo studioso, di 82 anni, era stato prima catturato e imprigionato per oltre un mese e sottoposto agli interrogatori dei terroristi.
Il 18 agosto è stato poi decapitato pubblicamente in piazza e il suo corpo sarebbe stato appeso ad una delle colonne più antiche del centro della città dichiarata Patrimonio dell’umanità. L’impegno di Assad era durato per oltre cinquant’anni. Lo studioso aveva lavorato, infatti, con le missioni archeologiche internazionali ed era riuscito a salvare centinaia di antiche statue dalla furia dell’Isis nascondendole in un luogo sicuro.