Provate a chiedere: “qual è il più grande pittore di tutti i tempi?” Le risposte si articolano su due o tre nomi al massimo Leonardo da Vinci, Raffaello o Caravaggio. Ma se domandate qual è il più grande pittore moderno di tutti i tempi la risposta sarà una sola Pablo Picasso.
Diciamo una ovvietà quando mettiamo in risalto che le opere di un pittore rappresentano la personalità la sua poetica e la sua vita. In Picasso ne abbiamo un esempio da manuale. Ha vissuto a lungo, fino a 91 anni, realizzando più di 45.000 opere e mettendoli in ordine cronologico possiamo renderci conto dei cambiamenti e della maturazione dei diversi modi di sentire dell’artista così come accade a tutti noi durante la vita.
Periodo blu, periodo rosa, cubismo oltre il cubismo il carattere costante nelle opere di Picasso è l’immediatezza e la vivacità.
Salvo rare eccezioni nessun pittore “moderno” ebbe successo in vita, emblematici i casi di Van Gogh e Modigliani. Picasso invece diventò incredibilmente ricco oltre che famoso. Non fece testamento i suoi sette figli si contesero un patrimonio calcolato in miliardi di euro. Oltre a un numero impressionante di opere non esposte tre case due castelli 4 milioni in banconote 1 milione in oro e circa 324 milioni tra buoni e azioni.

Picasso posa davanti ad un suo quadro
Eppure ancora oggi molte persone che non sono pratiche di storia dell’arte e dell’arte figurativa in generale come primo impulso pensano facesse questi ghirigori perché non era capace di dipingere…. Tutta fortuna.
Sfatiamo subito questo mito anche in questo Picasso è un caso da manuale: già a 12 anni aveva un’abilità straordinaria ed eclettica poteva dipingere come Tiziano e disegnare come Raffaello diventò celebre la sua frase “a 12 anni sapevo disegnare come Raffaello però ci ho messo una vita per imparare a dipingere come un bambino“.
Un’altra considerazione superficiale su Picasso considera il suo segno, il suo modo di dipingere, soprattutto negli ultimi quadri, come frutto di improvvisazione di estro di segno casuale.

Demoiselle d’Avignon
Poniamoci di fronte allora a un’opera prodigiosa le Demoiselle d’Avignon. Oggi osservando questo quadro ci sembra naturale e non fa molto scalpore, ma questa opera è stata dipinta più di cento anni fa e ha influenzato tutti pittori venuti dopo. In questa opera che inizialmente doveva chiamarsi Le bordel d’Avignon, si concentrano tutte le esperienze di Picasso, dal cubismo analitico a quello sintetico alle contaminazioni dell’arte africana e dell’arte egizia. Picasso riprende da alcune maschere africane sia le forme stilizzate che la sua scarificazione del legno con tratteggio su i volti accanto all’arte primitiva. Picasso utilizza anche modelli iconografici classici rinascimentali, la figura centrale riprende la posa della Venere di Milo con una gamba nuda protesa in avanti le spalle inclinate a completare l’equilibrio mentre la donna a destra è ispirata allo schiavo morente di Michelangelo.
Ma chi trovandosi di fronte a questo quadro pensa a una stesura di getto, a un’elaborazione veloce, possiamo presentare gli studi preparatori che Picasso ha disegnato e dipinto per arrivare al risultato finale: sono ben 800.
L’altra sua opera fondamentale è Guernica. Si perché Picasso non ha mai nascosto la sua passione politica precisa e di parte. Nessuna diplomazia come nel suo carattere Picasso era chiaro e schietto. E la sua critica al franchismo che governava la sua patria si esprime con precisione e violenza in questo quadro.

Guernica di Pablo Picasso
È una tela intensa emozionante, questa è l’opera che meglio di ogni altra testimonia la partecipazione appassionata di Picasso alla sofferenza umana e il suo severo giudizio morale sulla violenza sanguinaria. È noto che fu ispirata al tragico bombardamento del 26 aprile del 1937 della cittadina basca di Guernica durante la guerra civile spagnola ad opera dell’aviazione nazifascista. Un bombardamento durissimo in cui morirono centinaia di civili e la città fu rasa al suolo. Picasso aveva ricevuto l’incarico di realizzare un grande murale per il padiglione spagnolo alla mostra internazionale di Parigi. Prevista per l’estate non aveva ancora realizzato nulla ma la notizia del terribile episodio di Guernica che stava indignando tutta l’Europa portò l’artista ad una scelta molto forte una posizione di condanna e impegno sociale come mai si era visto nelle opere di Picasso. Come Goya nella fucilazione del 3 maggio 1808 anche Picasso si schiera dalla parte degli oppressi solo una settimana dopo il bombardamento.
Picasso inizia a lavorare sul murale con oltre 50 schizzi e bozzetti, un mese e mezzo di lavoro ininterrotto per rispettare la scadenza e terminò l’opera il 4 giugno del 1937. Anche qui lo studio delle figure è attento e ripetuto ogni linea è precisamente voluta la dove la si vede. Anche qui Picasso reinterpreta le opere del passato come l’Incendio di Borgo di Raffaello, la Strage degli innocenti di Guido Reni e la già citata Fucilazione di Goya. Prese alcuni atti compositivi persino dal Trionfo della Morte di Palazzo Abatellis a Palermo. Infatti nel 1917 il pittore aveva fatto un viaggio in Italia passando proprio da quella città e in una lettera a Guttuso dichiarò di essersi ispirato al grande affresco siciliano. Picasso non faceva mistero delle sue fonti d’ispirazione un’altra delle sue battute era: “A me la pittura piace tutta e i bravi artisti copiano i grandi artisti rubano.”
Qualche tempo dopo un generale franchista incontrò il pittore e quasi con tono di rimprovero gli chiese: “Perché ha fatto questo?”. E Picasso rispose: “Questo non l’ho fatto io l’avete fatto voi.”
Non può lo spazio di un articolo descrivere le vere e proprie genialità e innovazioni che hanno formato tutte le generazioni di pittori successive, magari ne avremo occasione in seguito. Ma questi piccoli aneddoti e notazioni possono aiutare a vedere Picasso con un occhio diverso e comprendere che ci sono ottime ragioni per definirlo il più grande pittore moderno di tutti i tempi.