Se Paolo Veronese fu uno dei più famosi rappresentanti della pittura veneziana del XVI secolo, uno dei suoi dipinti meno conosciuti è la Resurrezione di Cristo, nella versione custodita nella chiesa di San Francesco della Vigna.
Il complesso monastico e la chiesa di San Francesco alla Vigna
Situata nell’antico sestiere di Castello, il più orientale di Venezia, la chiesa di San Francesco alla Vigna sorge, come indica il nome, su un podere che anticamente era coltivato a vite. Anticamente il terreno apparteneva al figlio del doge Pietro, che nel 1253 lo cedette ai frati francescani, i quali vi costruirono un complesso monastico, di cui faceva parte la chiesa. Quest’ultima nel Cinquecento venne ricostruita su progetto di Jacopo Sansovino (1534-1554), ma la facciata, più tarda di dieci anni (1564), è opera di Andrea Palladio. Il dipinto Resurrezione di Cristo si trova in una delle cappelle.
La Resurrezione di Cristo
Il quadro oggetto dell’articolo rappresenta, come suggerisce il titolo, Gesù Cristo risorto mentre esce dal sepolcro e si libra nell’aria, tra lo sgomento degli astanti. In alto, in mezzo alle nubi del cielo che ha i colori dell’alba traspaiono tanti angeli, raffigurati solamente come delle testine di bambini. Tra le nubi grigie vediamo Cristo, con indosso solo un perizoma bianco e con le braccia spalancate, che raggiunge il cielo tenendo tra le mani e passandolo dietro il proprio corpo il vessillo crociato, che simboleggia il suo trionfo sulla morte. La testa di Cristo appare circondata non da una vera e propria aureola, ma quasi da una raggiera di luce; le ferite dei chiodi sono appena evidenti su un piede, mentre non sono visibili quelle alle mani e al costato: è un Gesù luminoso nel pieno della sua gloria. Dietro di lui appare l’alba dai colori dorati. Più in basso, sullo sfondo di un paesaggio piuttosto brullo e roccioso, appare il sepolcro, nudo e spoglio, fatto di lastre color marrone e circondato da ben cinque uomini, di cui tre armati, che reagiscono in maniera evidentemente scomposta all’evento inatteso e straordinario.

Resurrezione di Paolo Veronese
Dei cinque uomini, due si trovano sul lato sinistro del quadro, due sul lato destro e uno al centro. Quest’ultimo, avvolto da un telo rosso corallo, sembra guardare all’interno del sarcofago, il cui coperchio appare appena spostato. Sul lato sinistro, un uomo a terra, come se fosse caduto, solleva in alto lo sguardo per osservare il singolare evento che sta accadendo davanti ai suoi occhi; affianco a lui un soldato vestito con una lòrica di colore giallo e uno scudo, probabilmente un arciere (dietro di lui si vede sporgere un arco, mentre affianco al sepolcro sono deposte delle frecce, sembra lasciarsi cadere a terra per la sorpresa. Sul lato destro del sepolcro, in basso, un soldato con elmo e spada sembra quasi inciampare nell’atto di difendersi da ciò che vede, facendo cadere a terra una borraccia, mentre in alto un altro uomo armato d’elmo con una corazza più scura brandisce una lancia contro Cristo. Rispetto ad altri quadri che presentano lo stesso soggetto ma sono precedenti, come per esempio quello omonimo di Raffaello, risalente a diversi decenni prima, è evidente il dinamismo che Gesù risorto al cielo imprime a tutta la scena mentre ascende al cielo.
Oltre a questo quadro, sono noti altri due dipinti attribuiti al Veronese con il medesimo soggetto: uno, il più conosciuto, si trova oggi al museo Ermitage di San Pietroburgo, mentre un altro si trova alla Gemäldegalerie di Dresda. Tuttavia i tre dipinti sono molto differenti tra di loro nella resa disegnativa e soprattutto nella paletta di colori utilizzata. Nel dipinto custodito a San Francesco alla Vigna, l’unico autografato tra quelli nominati, è evidente una luminosità molto accentuata di tutte le figure presenti sulla scena, dovuto all’utilizzo di colori brillanti, soprattutto per quanto riguarda le vesti degli uomini che assistono alla scena, uso molto adatto a rappresentare il trionfo di Cristo che vince sulla morte, spazzando via l’oscurità delle nubi e dello sfondo. La datazione è incerta (c’è chi propende per gli ultimi anni di vita del pittore, mentre altri studiosi ritengono che sia un lavoro giovanile), così come la sua stessa attribuzione all’artista è stata definitivamente stabilita solo di recente.
Il quadro nella vita di Paolo Veronese
Paolo Veronese nacque a Verona nel 1528; quinto figlio di uno scalpellino e della figlia illegittima del nobile Antonio Caliari, andò a bottega da Antonio Badile, di cui più avanti sposò la figlia. Di lui sono ricordati soprattutto i successi posteriori al suo trasferimento a Venezia, tra cui i dipinti del Palazzo Ducale di Venezia, la chiesa dei Girolamini, alcuni quadri della chiesa di San Francesco della Vigna (tra cui rientra anche il quadro cui è dedicato il presente articolo) e gli affreschi di villa Maser, di proprietà dei fratelli Barbaro. Dopo aver ottenuto un grande successo con la serie delle Cene e con i ritratti della nobiltà veneziana, il Veronese cambiò stile di pittura per andare incontro al nuovo gusto che si era affermato con la Controriforma, abbandonando lo sfarzo del periodo precedente e dedicandosi prevalentemente a temi religiosi. Nei quadri di questo periodo predominano colori scuri e atmosfere cupe. L’artista si spense nel 1588 e venne sepolto nella chiesa di San Sebastiano, a Venezia.