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  • Paul Gauguin, vita errante del padre del simbolismo
Redazione
mercoledì, 07 Ottobre 2015 / Pubblicato il Artisti

Paul Gauguin, vita errante del padre del simbolismo

Nato a Parigi il 7 giugno del 1848, Paul Gauguin non si sentì mai completamente parigino. Costantemente alla ricerca di qualcosa che mancava nella sua vita, si ritrovò a vagare per mezzo mondo fino agli ultimi anni della sua esistenza quando si stabilì in Polinesia.

Gauguin era attratto dall’elemento primitivo, dalla visione di una vita in armonia con la natura e libera dagli affanni della modernità. Questa necessità e questa ricerca si tradussero, per forza di cose, nella sua pittura, le cui forme semplificate e i colori puri diedero vita ad una nuova corrente, quella simbolista, in opposizione alla semplice riproduzione del reale.

Paul Gauguin, vita errante del padre del simbolismo

L’infanzia di Paul Gauguin anticipa quella che sarà la tendenza della sua vita futura, segnata dai continui trasferimenti in ogni angolo del mondo. Dopo essere nato in un bordello della capitale francese, infatti, la famiglia del pittore, decise di trasferirsi in Perù, con l’avvento al potere di Napoleone III.

Gauguin e i suoi fratelli vivranno a Lima, ospiti della famiglia materna. Appena diciassettenne, l’artista tornò in patria arruolandosi come cadetto in Marina. Sulla nave, Paul Gauguin trascorse cinque anni, partecipando anche alla guerra franco-prussiana.

La stabilità economica e affettiva

Nel 1871, tornato a Parigi, trovò impiego nell’agenzia di cambio Bertier. Iniziò, da questo momento, il periodo più stabile della sua vita. In questi anni sposò Mette Sophie Gad, una cittadina danese, governante e dama di compagnia della moglie del futuro Presidente del consiglio danese, dalla quale avrà cinque figli: Émile (1874), Aline (1877-1897), Clovis (1879-1900), Jean-René (1881) e Paul, chiamato anche Pola (1883-1961).

Il quadro "Il Cristo giallo" dipinto da Gauguin nel 1889

Il quadro “Il Cristo giallo” dipinto da Gauguin nel 1889

Fu sempre in questi anni che cominciò a dipingere da autodidatta. Dal 1879 al 1886 partecipò a diverse esposizioni impressioniste con alcuni suoi quadri e sculture. Nel 1883, a causa della grave crisi economica che portò a un crollo della Borsa di Parigi, l’agenzia di cambio licenziò Gauguin.

La crisi economica e l’inizio del peregrinare

La precaria situazione finanziaria della famiglia, costrinse la moglie e i figli del pittore a ritornare in Danimarca. Intanto Gauguin, dopo aver cercato invano di trovare lavoro a Copenaghen, tornò in Francia. Seguirono una serie di lavoretti precari, fra cui anche l’attacchino di manifesti, che però non gli consentivano di sopravvivere. Nel frattempo continuò a dedicarsi alla pittura.

Pont-Aven e il nuovo movimento

Si trasferì in Bretagna, a Pont-Aven, nel 1885, dove divenne capofila di una nuova corrente artistica chiamata “scuola di Pont-Aven” che diede vita al nuovo filone del cloisonnisme o sintetismo. Gauguin e i suoi seguaci eliminarono la dimensione spaziale, non dipingevano più all’aperto e disegnavano a memoria, semplificando, così, le sensazioni ed eliminando i particolari. I colori sono puri.

Sempre alla ricerca di qualcos’altro, Gauguin non trovò mai pace in Francia né in Europa. Decise, quindi, di partire per l’America. Nel 1887 a Panama, durante i lavori per la costruzione del canale, per più di un mese si guadagnò da vivere come sterratore, riuscendo – con quel denaro – a raggiungere la Martinica. A novembre di quello stesso anno, rimasto senza soldi, s’ingaggiò come marinaio in una nave che lo riportò a Parigi.

Il primo viaggio in una meta esotica, in Martinica, segnò il primo vero distacco dalla corrente impressionista. Nei quadri dipinti durante quel soggiorno, i colori erano semplificati e in forte contrasto tra loro.

Lo scontro con Vincent Van Gogh

Nell’estate del 1888 il gallerista Théo van Gogh stipulò con Gauguin un contratto che garantiva al pittore uno stipendio di 150 franchi in cambio di un quadro ogni mese. Théo, inoltre, invitò Gauguin a raggiungere il fratello Vincent ad Arles, in Provenza, pagandogli il soggiorno. Gauguin, non potendo rifiutare quella cospicua somma di denaro, accettò.

La "Orana Maria" di Paul Gauguin - 1891

La “Orana Maria” di Paul Gauguin – 1891

Ma sia il paesaggio del sud della Francia, tanto caro a Van Gogh, sia la convivenza con il pittore olandese si rivelarono un fallimento. Una sera, in un caffè di Arles, i due litigarono e Van Gogh, ubriaco, scagliò il suo bicchiere contro Gauguin.

Il 23 dicembre, secondo il racconto di Gauguin, Van Gogh lo rincorse per strada con in mano un rasoio, poi si fermò e tornò a casa, dove, in preda a una crisi psicotica, si tagliò un orecchio. Gauguin venne svegliato la mattina dopo dai gendarmi che lo accusavano di aver ucciso l’amico. In seguito, accertatisi che Van Gogh si era ferito da solo, i gendarmi rilasciarono Gauguin. Dopo quel tragico episodio, il pittore tornò a Parigi, dove rimase per poco.

Il primo viaggio a Tahiti

Nel 1891, dopo aver guadagnato 9mila franchi dall’asta delle sue opere, Gauguin partì per Tahiti, dove vi rimase per tre anni. Approdato nella capitale Papeete, il pittore però non si accontentò di vivere e dipingere in una città che accoglieva soprattutto i funzionari francesi e le famiglie dei notabili indigeni.

Spinto dalla necessità di rintracciare l’espressione dell’autentica civiltà maori con i ritmi vitali degli indigeni, si trasferì, insieme con la meticcia Titi, a Pacca e poi in un villaggio di Mataiea. Qui si stabilì in una capanna davanti all’Oceano con la tredicenne Tehura.

La situazione economica sempre precaria, constringeva però Gauguin a continui ritorni in patria in cerca di finanziamenti. Nel 1893 tornò in Francia, ma per poco.

Il ritorno definitivo a Tahiti

Nel 1895, sempre grazie ai fondi di un’asta, partì ancora una volta per Tahiti. Per un periodo visse nel villaggio di Paunaania. Le sue condizioni di salute cominciavano ad essere precarie. Si ammalò di sifilide e trascorse due mesi in ospedale. Nel frattempo conviveva con Pahura, una ragazzina di quattordici anni che nel 1896 partorì una figlia, che sarebbe morta dopo un anno. Nel 1897 Gauguin fu raggiunto dalla notizia della morte della figlia Aline per polmonite. Da allora in poi non avrà più notizie della famiglia.

I debiti, la depressione e le malattie lo spinsero a compiere un gesto insensato. Gauguin tentò il suicidio, ma, dopo aver ingerito l’arsenico, lo rigettò e si salvò. La compagna Pahura gli avrebbe dato un altro figlio.

Le polemiche contro le autorità

Nel frattempo, il pittore cominciava a maturare idee contro le autorità coloniali e contro la chiesa cattolica. Furono questi gli anni in cui scrisse e fondò lui stesso settimanali satirici su cui dare sfogo alle invettive.

Nel 1901 il suo continuo errare, lo portò ad abbandonare la nuova famiglia per raggiungere Hiva Oa, una delle Isole Marchesi. Stabilitosi nel villaggio di Atuana, costruì una casa di 60 metri quadrati su pali di 2,40 metri.

Il pittore Paul Gauguin

Il pittore Paul Gauguin

La sua battaglia contro le autorità coloniali continuò fino a quando arrivò a denunciare un gendarme per traffico di schiavi. L’accusa gli costò, nel marzo del 1903, una condanna a tre mesi di prigione. Pena che non fu mai scontata perché il pittore francese fu trovato morto nella sua casa a maggio dello stesso anno. Probabilmente Paul Gauguin morì di sifilide.

L’eredità del pittore francese

Il merito di Gauguin fu senz’altro quello di aprire ad una nuova corrente che superò l’impressionismo. Ne derivò l’avvento di un nuovo stile, in cui la pittura assumeva toni più intimistici. Il colore puro, le forme semplificate contornate dal nero costituirono la cifra stilistica del simbolismo, espressione astratta della visione.

«L’arte non può essere la diretta rappresentazione delle cose, ma delle Idee. Gli oggetti naturali della realtà sono soltanto segni. Compito dell’artista è esprimersi mediante questi segni, sapendo che la realtà è solo l’idea» – diceva Gauguin.

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