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  • La politica romana. Assemblee e cariche pubbliche dell’Antica Roma
Redazione
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domenica, 13 Ottobre 2019 / Pubblicato il Storia

La politica romana. Assemblee e cariche pubbliche dell’Antica Roma

A cura di: Roberto Trizio

La grandezza di Roma non nacque solamente dalle sue conquiste militari, ma soprattutto dalla capacità di creare delle strutture politiche lungimiranti.

Parole perfettamente normali al giorno d’oggi come la “convocazione dei comizi elettorali”, il “questore” o il “pretore”, affondano le loro radici nella tradizione politica romana.

In questa guida vedremo il funzionamento delle cariche pubbliche romane e soprattutto le dinamiche delle assemblee deputate a discutere ed approvare le leggi.

L’assemblea della plebe

Partendo dal basso, i cittadini meno abbienti ma più numerosi, si organizzavano nell’assemblea della plebe, organizzata in 20 tribù territoriali.

Ogni tribù rappresentava in realtà una zona geografica e i suoi abitanti, i quali esprimevano un voto che si andava ad aggiungere a quello delle restanti tribù.

La più importante arma dell’assemblea della plebe era indubbiamente l’elezione di uno o più tribuni della plebe, dei magistrati sacri e intoccabili.

Il fondamentale potere dei tribuni delle plebe, era quello di bloccare le leggi discusse da qualsiasi altra assemblea, non appena ravvisassero un pericolo per la plebe.

Era una magistratura di estrazione povera ma al contempo di grande importanza, concepita dai Romani per dare un equilibrio alla vita politica e per controbilanciare i poteri delle altre fasce della popolazione, soprattutto quelle più ricche.

I Comizi Tributi

La seconda importante assemblea era quella dei “comizi tributi“. Organizzati in 35 tribù territoriali, i comizi tributi rappresentavano una parte certamente non ricca della popolazione romana, ma molto numerosa con il compito di eleggere le magistrature minori: gli edili e i questori.

L’edile era un magistrato deputato al controllo e al rifacimento delle strade, alla gestione e organizzazione dei mercati e della vita cittadina e alla supervisione dei giochi, che potevano essere organizzati in occasione di vittorie militari o ricorrenze religiose.

I questori erano invece dedicati alla gestione delle finanze di una città o di un territorio. Dovevano riscuotere le tasse, comminare eventuali multe e amministrare, nella loro giurisdizione, il tesoro.

In alcuni casi, potevano intervenire per combattere e giudicare la piccola criminalità cittadina.

I comizi centuriati

I comizi centuriati erano la terza assemblea della politica romana, divisi in 193 centurie. Le Centurie, a differenza delle tribù, non erano organizzate su base territoriale ma sul censo, sulla ricchezza.

Questa divisione della cittadinanza basata sul denaro, faceva sì che i comizi centuriati fossero guidati dai più ricchi e abbienti di Roma, i quali avevano in mano la nomina delle magistrature maggiori: pretori, censori e consoli.

Il pretore era un’importante magistrato che doveva amministrare la giustizia. In linea generale, nel caso di una controversia, ogni cittadino romano poteva fare riferimento allo “Ius”, ovvero al diritto, che indicava il da farsi.

Nel momento in cui lo Ius non era sufficiente per capire quale provvedimento adottare o come dirimere delle questioni giuridiche, il pretore interveniva interpretando la legge ed emettendo un giudizio.

E’ certamente la figura che possiamo più facilmente accomunare al nostro “giudice” moderno.

I Censori erano invece i protettori del mos maiorum, delle antiche tradizioni romane e del decoro urbano, oltre ad avere il compito di eseguire il censimento dei cittadini.

Ma il fulcro della carica del censore era il controllo dei requisiti necessari per potersi candidare e accedere al Senato. Era una magistratura estremamente importante, che aveva una forte valenza politica: un vero e proprio lasciapassare per il Senato, che poteva essere utilizzata dalle varie fazioni per ostacolare i nemici politici.

I consoli erano i magistrati supremi, sia dal punto di vista civile che militare. Dovevano supervisionare il funzionamento generale della Res Publica e avevano l’ultima parola su ogni questione.

Anche dal punto di vista militare i consoli guidavano le legioni e si alternavano nel comando un giorno con l’altro. In carica per un anno, erano nominati in due sia per una tradizione derivante dalla fondazione stessa di Roma, sia per una funzione di reciproco controllo che doveva garantire la loro integrità.

I comizi curiati

I comizi curiati erano in realtà la più antica assemblea della storia romana, soppiantati nel corso del tempo dai centuriati e dai tributi.

Rimanevano attivi per la formalizzazione di alcuni atti e per alcune attività consultive: avevano una funzione prevalentemente storica e simbolica, e per questo motivo potevano essere presieduti dai Consoli stessi.

Il Senato Romano

La più importante assemblea di Roma era certamente quella del Senato.

Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, il Senato non poteva prendere delle decisioni legislative ma aveva piuttosto una funzione “consultiva“: esprimeva un parere teoricamente non vincolante.

Ma essendo composto da 300 ex magistrati, rappresentava in realtà l’opinione e la posizione delle persone più potenti di Roma. Ed è per questo che la sua presenza e attività influenzava la politica romana in maniera così determinante.

Nel Senato si discuteva di questioni militari, decidendo il rifinanziamento delle campagne belliche e delle legioni, affrontavano questioni di politica estera, ed esprimevano un parere estremamente influente durante il percorso delle nuove leggi.

Inoltre autorizzavano il finanziamento delle opere pubbliche, detenendo di fatto, il controllo delle finanze statali.

La cosa più importante da comprendere è che la politica Romana era basata su un geniale sistema di pesi e di contrappesi, concepiti per fornire un efficace equilibrio a tutte le cariche.

Fu esattamente questa ricetta che permise a Roma di dominare su vasti territori e di integrare popoli diversi.

Ovviamente nel corso del tempo queste strutture vennero ripetutamente violentate e degenerarono spesso, ma in linea di massima la capacità di creare delle assemblee che si controllavano l’una con l’altra, fu una carta vincente per riuscire a rappresentare popoli diversi in un’unica entità politica.

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