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  • Il ritratto di Dora Maar seduta: alcune analisi del quadro
Sabrina
sabato, 27 Gennaio 2018 / Pubblicato il Opere

Il ritratto di Dora Maar seduta: alcune analisi del quadro

Pablo Picasso amava rappresentare le sue amanti e muse ispiratrici del momento nei suoi quadri. Uno dei suoi ritratti più famosi s’intitola Ritratto di Dora Maar, e rappresenta una delle sue amanti più durature, e certamente una delle poche che sopravvisse a lungo alla sua morte.

Chi era Dora Maar?

Henriette Theodora Marković nacque a Parigi nel 1907 da Josip, un architetto di origine croata che aveva studiato a Parigi, e da Julie Voisin, che apparteneva a una famiglia cattolica francese.

Dora Maar -Henriette Theodora Marković

Dora Maar

Theodora visse per buona parte dell’infanzia a Buenos Aires, in quanto il padre aveva ricevuto prestigiosi incarichi nella capitale argentina, e imparò a parlare fluentemente lo spagnolo e il francese. Tornata a Parigi, frequentò l’École et Ateliers d’Arts Décoratifs e poi l’Académie Lhote per coronare il suo sogno di diventare pittrice, ma durante gli studi si appassionò sempre di più alla fotografia. Iniziò dunque una fase lavorativa molto intensa, a cavallo tra la fine degli anni Venti e l’inizio degli anni Trenta, epoca segnata fortemente dalla crisi economica del 1929. La giovane Theodora, che allora cominciava a farsi conoscere con lo pseudonimo di Dora Maar, aprì un proprio studio insieme al socio Pierre Kéfer e si rese presto famosa per la “fotografia di strada”, che immortalava le diseguaglianze sociali e la disperazione di gran parte del popolo parigino. Le sue posizioni politiche e la sua ricerca del magico e del soprannaturale la fecero avvicinare alle idee del gruppo surrealista di André Breton e di Georges Bataille, di cui diverrà amante, e del manifesto Appel à la lutte.

Nello stesso periodo, prima d’incontrare il pittore Pablo Picasso, Dora viaggiò molto in Europa da sola. Questo periodo è stato ampiamente documentato da Victoria Combalía, critica e storica dell’arte, che ha raccolto per vent’anni informazioni sulla fotografa, curando su di lei prima un libro, pubblicato nel 2013, Dora Maar. Más allá de Picasso, e poi l’anno successivo la mostra Dora Maar. Nonostante Picasso, esposta a palazzo Fortuny, a Venezia.

La relazione di Dora Maar con Picasso

Dora Maar e Picasso s’incontrarono nel caffè parigino Les Deux-Magots. Pablo, alla vista della donna, rimase colpito dal suo gioco pericoloso: lei, infatti, allargando le dita della mano guantata, colpiva ripetutamente lo spazio fra due dita con un coltellino, fino a ferirsi e a macchiare il guanto con goccioline di sangue. Il pittore decise di conoscerla per il tramite dell’amico comune Paul Éluard, rimanendo poi affascinato dalla sua cultura e dal suo spagnolo fluente. Tuttavia l’incontro non fu, almeno per Dora, dei più felici. Picasso infatti, che nel frattempo si rifiutava di separarsi dalla precedente amante Marie-Thérèse Walter perché detestava le rotture, si divertiva molto a umiliare in tutti i modi la bella fotografa, dandole continui motivi di gelosia e arrivando a scoraggiarla dal dedicarsi alla fotografia per costringerla a dedicarsi alla pittura, campo in cui lui era nettamente superiore a lei. Dora divenne la musa ispiratrice di Picasso, che la raffigurò in numerosi quadri, anche insieme a Marie-Thérèse; la sua caratteristica principale secondo il pittore era il dolore: «Dora, per me, è sempre stata una donna che piange», dirà di lei. Quando Picasso farà entrare nella sua vita la giovanissima Françoise Gilot, sua nuova amante, Dora impazzirà e sarà aiutata soltanto dall’amico psicanalista Jacques Lacan, il quale riuscirà a farla convivere con la malattia accentuando la sua tendenza al misticismo religioso. La donna morirà nel 1997, a novant’anni, nel proprio appartamento, tra le opere di Picasso. Della loro relazione dirà che non si sentiva la sua amante: lui era soltanto il suo padrone.

Analisi del quadro, a cura degli esperti

Il quadro di Picasso Ritratto di Dora Maar, dipinto nel 1937, rappresenta la giovane donna seduta su una sedia a braccioli, in atteggiamento di riposo, mentre poggia la testa su una mano dalle lunghe dita e dalle unghie laccate di rosso. Il volto, sorridente, è rappresentato con tecnica cubista contemporaneamente di profilo e di fronte, con un occhio verde e un occhio rosso, che guardano in direzioni diverse. La donna appare chiusa in uno spazio stretto, angusto, quasi una scatola.

Ritratto di Dora Maar seduta

Ritratto di Dora Maar seduta

L’antropologa ed esperta di realismo estetico Meryl Simon, che si è dedicata molto allo studio del “sé”, dopo essersi chiesta se ci possa essere realmente coerenza tra ciò che mostriamo al mondo e ciò che pensiamo di noi stessi, in una parola se ci si possa realmente sentire “integri”, illustra come nel ritratto di Dora Maar Picasso sia riuscito a trovare la risposta al suo quesito, rappresentando la coerenza tra i vari atteggiamenti della donna. Analizzando innanzitutto lo sguardo della Dora dipinta, Simon afferma che l’occhio verde è quello che guarda all’interno, enfatizzato dalle ciglia molto evidenti e dalla pupilla che sembra quasi uscire dall’orbita, mentre l’occhio rosso è quello che guarda dritto di fronte a sé, verso il mondo, e dà un’impressione di serenità. Il viso della donna, che contiene in sé tutti i colori della tavolozza, di per sé rappresenta la totalità, mentre la delicata mela con la fogliolina dipinta sulla guancia destra sembra contenere un limone, come a rappresentare «gli opposti di dolce e aspro che si possono trovare in una donna». La studiosa analizza anche il corpo della donna, che si fonde letteralmente con la sedia e che è un trionfo di sfere e angoli, come a rappresentare la femminilità, e le mani, che vogliono intendere allo stesso tempo la dolcezza e l’autocritica.
Jonathan Jones, storico e critico d’arte che scrive sul «Guardian», mette in evidenza come, nella prospettiva disgiuntiva adottata da Picasso in molti suoi quadri, il naso della donna appaia come un prolungamento del viso, grazie al quale l’occhio sembra guardare verso di noi e la testa appare reclinata a destra in una posa impossibile. La posa classica ed elegante di Dora sembra ripresa da autori quali Rubens e Rembrandt, mentre la mano dalle lunghe unghie laccate di rosso diventerà uno dei simboli della donna nei quadri successivi.

Philip Hook, specialista internazionale di arte espressionista della casa d’aste Sotheby’s, commenta che ciò che rende affascinante il quadro è il modo nuovo e disincantato in cui il pittore guarda Dora.

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