Accusato di aver rubato dipinti, il mercante d’arte svizzero Yves Bouvier dovrà pagare una cauzione di 27 milioni di euro. Pesantissima l’accusa. Parrebbe, infatti, che il 52enne ginevrino abbia rubato e poi rivenduto alcune opere di Pablo Picasso. Bouvier avrebbe negato categoricamente qualsiasi coinvolgimento nella vicenda. L’inchiesta è condotta dal tribunale di Parigi.
Rubati 58 disegni di Picasso. Uno svizzero sotto accusa
Dovrà rispondere dell’accusa di ricettazione aggravata per aver rubato alcuni dipinti di Picasso e per averli rivenduti al tycoon russo Dmitri Rybolovlev. Fra i capolavori spariti anche “Donna con ventaglio” e ben 58 disegni.
L’indagine è partita in seguito alla denuncia fatta lo scorso marzo da parte di Catherine Hutin-Blay, figlia della seconda moglie del pittore. La donna si sarebbe accorta del furto soltanto grazie alla segnalazione di un esperto restauratore brasiliano, a cui aveva affidato il restauro di alcune opere. L’esperto era stato incaricato, due anni prima, di restaurare e montare su un supporto i dipinti attraverso la tecnica del marouflage.
Le opere, secondo quanto dichiarato da Hutin-Blay, facevano parte di una collezione di sua proprietà che la 68enne custodiva in un deposito a Gennevilliers, vicino a Parigi. Una volta restaurati, però, i dipinti pare che siano stati esposti e comprati – contro la volontà di Hutin-Blay – da una società svizzera di proprietà di Bouvier, il quale li avrebbe, in seguito, venduti al miliardario russo Rybolovlev, presidente, fra l’altro, della squadra di calcio francese AS Monaco.
La difesa di Bouvier
Lunedì scorso, in una dichiarazione, il mercante d’arte svizzero avrebbe negato ogni accusa, spiegando che le opere vendute a Rybolovlev sarebbero state da lui «acquistate da un trust presentato come quello di Catherine Hutin-Blay».

Pablo Picasso in una foto di Robert Capa
L’erede 68enne, dal canto suo, si difende, facendo sapere in una nota che «che non ha mai acconsentito o ricevuto pagamenti per la vendita di dipinti come “Tête de femme” e “Espagnole à l’éventail” e dei 58 disegni», ribadendo di «non essere beneficiaria di alcun trust e di non conoscere Yves Bouvier».
Oltre alla pre-incriminazione per ricettazione aggravata, in quanto commessa in modo abituale e utilizzando le agevolazioni che procura l’esercizio di un’attività professionale, Bouvier dovrà pagare la cauzione di 27 milioni di euro, cifra che corrisponderebbe alla somma sborsata dall’uomo d’affari Dmitri Rybolovlev per acquistare le opere del pittore spagnolo.
Lo stesso Dmitri Rybolovlev, terzo attore della vicenda, si è dichiarato vittima dell’intera faccenda, affermando di aver acquistato le opere in buona fede.
Il passato del mercante d’arte ginevrino
A Yves Bouvier erano, già, stati congelati alcuni milioni di euro all’inizio di quest’anno dopo essere stato citato in giudizio per frode sempre da Rybolovlev. La corte suprema di Singapore aveva poi scongelato i beni del mercante d’arte svizzero ad agosto.
Bouvier avrebbe respinto le accuse secondo le quali avrebbe gonfiato i prezzi di 38 opere d’arte. Yves Bouvier opererebbe con estrema frequenza nelle zone di Singapore e Lussemburgo, proprio perché lì i clienti facoltosi sarebbero in grado di custodire nei depositi opere d’arte e altri oggetti di valore.