Incastonati nella roccia e abitati fin dall’antichità, i Sassi di Matera in Basilicata rappresentano un eccezionale esempio di come la storia sia letteralmente scolpita nelle pietre. Sasso Caveoso e Sasso Barisano sono i due rioni “di pietra” che si snodano ai lati della Civita, centro storico della città.
I Sassi di Matera in Basilicata. Ecco i luoghi più belli e nascosti
Sentieri sotterranei, case, passaggi interni, cisterne, chiese rupestri sono scavate nella roccia calcarenitica, detta “tufo”. Ma questo, pur essendo già di per sé raro e quindi estremamente suggestivo, non basta per descrivere l’unicità dei Sassi di Matera. Entrambi i rioni di pietra, infatti, sorgono lungo i pendii di un enorme canyon, la Gravina di Matera. Al fascino della roccia, che si adatta a diventare costruzione abitativa, si aggiunge lo scenario naturale mozzafiato di un luogo che sembra essere rimasto sospeso nel tempo.
I primi insediamenti nel Paleolitico

I sassi di Matera in Basilicata. L’interno di una chiesa rupestre
Che le pietre dei Sassi fossero usate come abitazioni è una certezza che risale ad un tempo remoto, quasi preistorico. Le grotte scavate nel masso di tufo trovano origine in età paleolitica. I primi villaggi trincerati sono da attribuirsi ai popoli nomadi che arrivarono sulla Murgia durante quell’epoca storica.
La vita nelle case-grotte era ben organizzata e funzionale. Le abitazioni non sorgevano mai isolate e, spesso, gruppi di case si affacciavano sullo stesso spiazzo. Il pozzo in comune, situato al centro del piazzale, favoriva la collaborazione fra gli abitanti della comunità. Al riparo nella roccia, la temperatura all’interno delle grotte era costante a 15 gradi.
Le cisterne permettevano di raccogliere l’acqua, mentre in cima alle case sorgevano giardini pensili. Le volte dei tetti, inoltre, fungevano da cimiteri, dove venivano seppelliti i morti. «I vivi sottoterra e i defunti in superficie», così il cronista Verricelli descrisse efficacemente il sistema di vita degli abitati di Matera alla fine del Cinquecento.
[smartslider2 slider=”26″]Le chiese rupestri
Non solo abitazioni. I Sassi accolgono numerosissime chiese rupestri e conventi. Gli esempi furono importati, intorno all’anno 1000, dai monaci basiliani che seguirono i modelli delle chiese rupestri in Anatolia e in Siria. Santa Lucia alle Malve, Santa Maria di Idris, San Pietro Barisano e San Pietro Caveoso sono alcuni dei siti maggiori da visitare.
La Chiesa rupestre di Santa Lucia alle Malve sorge nel rione omonimo e risale all’VIII secolo. È il primo insediamento monastico femminile dell’ordine benedettino.

I sassi di Matera in Basilicata. Un secondo scorcio di una chiesa rupestre
Santa Maria Di Idris è situata nel Sasso Caveoso. Idris deriva dalla Odigitria greca, patrona dell’acqua o guida del cammino. Gli affreschi all’interno risalgono probabilmente al XII secolo. Degni di nota sono quelli che ritraggono San Nicola e un monaco con volto incappucciato.
San Pietro Barisano sorge all’interno dell’omonimo sasso. In origine detta San Pietro de Veteribus, è la più grande chiesa rupestre della città di Matera risalente al XII – XIII secolo. La facciata è stata completamente rifatta nel 1755. Il campanile, che sorge a lato, è quasi interamente scavato nella roccia.
San Pietro in Caveoso, l’antica parrocchia della città, risalente al XIII secolo, è situata a picco sullo strapiombo della Gravina. Più volte ristrutturata, la chiesa fu di nuovo consacrata intorno al 1700. La facciata presenta, nella parte inferiore, tre portali con sopra tre nicchie con le statue della Madonna della Misericordia, di San Paolo Apostolo e di San Pietro Apostolo. Alla sinistra della facciata si erge il campanile su tre ordini.
Lo sfollamento negli anni Cinquanta

Vista sulla gravina di Matera, in Basilicata
I Sassi di Matera sono stati abitati, soprattutto da contadini, fino agli anni Cinquanta. Lo sfollamento si deve soprattutto all’opera di sensibilizzazione che Carlo Levi fece grazie al suo libro “Cristo si è fermato a Eboli”. Mandato al confino in Lucania dal regime fascista, Levi riportò nel suo scritto le condizioni precarie degli abitanti dei Sassi.
Non c’erano più i giardini pensili, le cisterne si erano trasformate in abitazioni per accogliere più residenti e le famiglie, in crescente numero, erano costrette a condividere le case con muli e pecore.
Nel 1952 Alcide De Gasperi firmò la prima Legge Speciale che permise il graduale sfollamento dei Sassi. Una testimonianza della vita prima che avvenisse lo sfollamento si può ancora oggi osservare nella casa-grotta di vico Solitario, dove sono stati conservati gli utensili e gli arredamenti tipici del periodo in cui era abitata. I Sassi poi hanno continuato ad essere luogo di insediamento urbano fino alla prima metà del 1900 quando le case furono sgomberate per motivi igienici. Dal 1986 ha, poi, avuto inizio il processo di riqualificazione.
Sasso Barisano e Sasso Caveoso
Il Sasso Barisano si trova a nord-ovest sull’orlo della rupe, mentre il Sasso Caveoso sorge a sud della Gravina. Al centro, quasi in equilibrio fra i due grandi rioni, la Civita, fulcro medievale della città, dominata dalla Cattedrale. E se il Sasso Caveoso, che probabilmente prende il nome dalle cave e dai teatri classici, ha mantenuto quasi interamente intatto il suo aspetto antico, con le case scavate nella roccia, il Sasso Barisano è stato recuperato e ristrutturato e offre, oggi, fra le altre cose, strutture ricettive per i turisti.
I sassi di Matera, in Basilicata. Un patrimonio dell’Unesco dal 1993
La fusione fra ambiente naturale e habitat umano ha fatto sì che nel 1993 l’Unesco nominasse i Sassi di Matera patrimonio dell’umanità. Si tratta del primo sito iscritto dell’Italia meridionale.

Il panorama che si può ammirare dal convento di Sant’Agostino
La rappresentazione di uno straordinario modello di insediamento umano tradizionale che ha, dalle sue origini, mantenuto un armonioso rapporto con il suo ambiente naturale; la testimonianza intatta di una civiltà scomparsa e l’esempio eccezionale di accurata utilizzazione delle risorse della natura.
Queste alcune delle motivazioni che hanno portato l’Unesco ad inserire lo scenario irripetibile dei Sassi di Matera fra i siti patrimonio dell’umanità.