La fine delle ostilità tra Nord Corea e Sud Corea decreta la fine dell’opera di un’artista franco tunisino di grido: parliamo di eL Seed e della sua grande scultura posta al confine tra i due Stati.
Di solito l’arte è una delle prime vittime della guerra mentre in questo caso, il work in progress dello scultore, che doveva diventare monito “stabile” nei confronti del conflitto all’interno della zona demilitarizzata, potrebbe rimanere incompiuto, va detto, con il beneplacito dell’artista. Non si fa alcun problema el Seed ad ammettere che la fine precoce del suo lavoro non lo disturberebbe affatto: “E’ la prima volta che sono felice di dover cancellare un progetto“, ha dichiarato. Ed è comprensibile: le due Coree sono state a lungo una contro l’altra, in alcuni casi obbligando famiglie a rimanere divise per decenni.
Il lavoro, chiamato “The Bridge” (Il ponte, N.d.R.) era stato pensato per essere posto tra le barriere di entrambi i confini della zona demilitarizzata: nemmeno la Nord Corea aveva fatto obiezioni dando il via libera, sebbene si fosse rifiutata di sostenere economicamente lo scultore in questo caso. La prima parte del ponte è stata installata in Sud Corea lo scorso novembre e la seconda parte sarebbe dovuta essere installata nel corso di quest’anno ma, in seguito all’incontro storico tenutosi ad aprile tra Moon Jae-In ed il leader coreano Kim Jong Un, l’artista ha deciso di non procedere con la raccolta fondi per la costruzione della seconda parte.
Un’opera incompiuta come simbolo della pace

The Bridge di el Seed, ponte ideale di unione, si appresta a divenire il simbolo di una pace tanto cercata.
L’opera è stata commissionata ad el Seed dal Gyeonggi Museum of Art di Ansan, in Sud Corea ed è composta di 43 pannelli di alluminio riproducenti delle scritte in arabo tradotte da una poesia d’amore coreana. L’artista ha così spiegato la sua opera:
“La prima idea che mi è venuta in mente è stata quella di un ponte perché ho sempre detto che le mie opere d’arte creano ponti tra le persone, i paesi e le generazioni. Questo lavoro era la perfetta metafora della mia vita artistica“.
Il progetto non è stato subito un successo però: la prima proposta dell’artista, un ponte scultura alto 20 metri che arrivasse oltre il filo spinato è stata bocciata per ragioni di sicurezza, così come la sua iniziale intenzione di dipingere l’opera di blu acceso per evitare che potesse trasformasi involontariamente in un obiettivo militare.
La speranza di el Seed è ora quella che la sua opera venga rimossa insieme al filo spinato: tale azione non verrebbe considerata un problema né da lui né per dai suoi commissionanti. Essa infatti rappresenta un simbolo forte di questa guerra decennale che potrebbe lanciare un messaggio ancora più forte con la sua rimozione. Sparire con il filo spinato e quindi con i confini militarizzati risulterebbe ancor più simbolico e poetico di un suo rimanere installata: che bisogno c’è di un ponte che unisca le parti se le stesse sono tornate insieme?
Quel che è certo, sebbene non si possano avere tempistiche per ovvi motivi, è che “The Bridge” rimarrà incompiuta, si spera, a differenza della pace tra i due Stati.