Van Gogh Alive è stata presentata, non solo a Genova, come la mostra del secolo, come l’innovazione delle mostre d’arte. La tecnologia applicata alla grande cultura artistica.
Van Gogh è forse uno dei pittori più conosciuti al mondo, al pari di Leonardo o di Picasso. Le sue opere straordinarie, durante una vita attraversata da tanti periodi bui ma anche piacevoli sono note al grande pubblico, chi non ha visto i famosi Girasoli? Lui e Gauguin lavorarono insieme tra l’ottobre e il dicembre 1888. Van Gogh scrisse a suo fratello Theo nell’agosto del 1888: “…non ti sorprenderà quando lo saprai … è il dipinto di alcuni girasoli. … Ci sto lavorando ogni mattina dall’alba, perché i fiori svaniscono così velocemente. Questo quarto pannello è un mazzo di 14 fiori … dà un effetto singolare. ”
Solo leggendo queste parole si capisce quanta “anima” c’è in questi dipinti. La mostra Van Gogh Alive trasmette tutto questo?
Ho visitato personalmente la mostra su Van Gogh al Porto Antico di Genova. Una posizione decisamente buona, un punto di ritrovo di persone che non sono fruitori quotidiani di arte. Questo è un modo ottimo di avvicinare anche persone che solitamente non vanno alle mostre.
La presentazione su tutti i giornali e i media era davvero entusiasmante, un modo “immersivo” di vedere le opere di Vincent Van Gogh. In realtà questo avviene solo in parte.
La mostra è fisicamente “breve”. Il primo approccio è La camera di Vincent ad Arles del 1888 ricostruita in modo fedele all’opera. Davvero bella, un qualcosa di strano, vedere fisicamente ciò che hai sempre ammirato in un quadro, rende viva un’immagine. Da lì ti aspetti sempre più meraviglie.
E forse è questa la delusione maggiore. Non ce ne saranno. Si andrà, come si può vedere dalle foto, in un semplicissimo mini cinema. Tante persone, buttate di qua o di là, bambini urlanti a cui non frega niente della mostra, giustamente. E una serie di immagini, bellissime in se, ma senza una spiegazione dicono davvero poco a molti.
Le musiche suggestive non ricoprono però la mancanza di una emozione. Non c’è nulla. C’è una serie di immagini.
Immagini della mostra Van Gogh Alive di Genova
Le persone infatti le vedi un po’ stupite, un po’ ammirate e alla fine annoiate.
Ma credo che l’errore più grave sia la location. Come si può pretendere attenzione da un pubblico che deve guardare immagini al buio quando il buio non c’è. Deve ascoltare musica quando dieci bambini corrono all’impazzata tra una parete e l’altra. Quando il massimo del divertimento è fare un selfie con la cornice di un quadro.
O quando vedi una porta di emergenza che invece è un punto della diffusione di immagini.
No, l’idea in astratto è sicuramente buona, ma probabilmente si è fatta troppa e troppo buona pubblicità. Le aspettative vengono disattese dalla normalità del luogo.
Non puoi far apparire L’autoritratto di Van Gogh del 1889 su una parete dove per metà è occupata dagli sfiati dell’aria condizionata. Suvvia.
No, non si deve sottovalutare così il fruitore di una mostra, o meglio di una rappresentazione.
Buttare via così un modo per avvicinare la gente all’arte è un peccato, in tutti i sensi.
E per riprendere una delle tante frasi del pittore: “Le leggi dei colori sono inesprimibilmente belle, proprio perché non sono dovute al caso.” Ecco, non lasciamo nulla al caso.